Ridateci Jean Todt
L’era iniziata con Ben Sulayem a capo della FIA è parsa, agli occhi di tutti, come ricca di novità, di nuovi regolamenti e di una maggiore equità tra scuderie; ma è stato veramente così?
Non penso proprio! Il nuovo regolamento doveva avvicinare le prestazioni di tutti i team, e così è stato per meno di 5 gare; per non parlare di quanta influenza esercita Mercedes sulla federazione (qui), in particolare per quanto riguarda la direttiva tecnica 39; inoltre, la FIA ha applicato regolamenti alla cieca, si veda ad esempio l’ultimo GP di Monza.
Ma questo poteva bastare? Assolutamente no! Di recente è stato pubblicato il calendario per il 2023; la Federazione ha ben pensato di pubblicarlo senza concordare con la società che si occupa dell’organizzazione dei GP, creando, non poche, tensioni politiche, e di sovrapporsi alla 24ore di Spa (poi rinviata).
Inoltre, come sappiamo, la FIA va sempre più verso una rivoluzione Green, tranne per ciò che riguarda l’organizzazione logistica dei GP, perché tra Spagna ed Austria non mettere un bel GP del Canada? E questo non è il solo caso. Insomma, l’era Sulayem si era presentata come il futuro della F1, un’epoca che ci costringe a rimpiangere il presidente emerito Jean Todt.
Non c’è 22 senza 24
Sempre in nome dello spettacolo, la FIA ha pensato di aggiungere 2 Gran Premi al calendario; per noi appassionati una grande notizia, ma per i meccanici, gli ingegneri, i piloti, lo staff? Il personale di tutte le scuderie, di Pirelli, di F1 e di tutte le società che girano intorno al circus, sarà costretto a combattere con uno stress notevole, dettato, oltre che dalla solita pressione da competizione, dalla continuità dei GP (i Week End liberi saranno praticamente pochissimi, se non nulli) e da un fastidioso jet lag.
A quanto pare in nome della salute si cambiano i regolamenti in favore di pochi e a sfavore di altri, ma non si rinuncia allo spettacolo, mettendo a rischio, sempre di più, il benessere psico-fisico dei membri del circus.
Quando c’era Masi…
E’ proprio vero che si stava meglio quando si stava peggio; Masi è diventato famoso per come ha gestito la Safety Car nel Gran Premio che ha coronato Verstappen campione del mondo; ha sollevato molte polemiche per la sua gestione delle corse, fino ad essere cacciato da Sulayem. Tuttavia, vorrei fare una cosiderazione: il modo di agire di Masi può essere criticato, senza dubbio, ma guardiamo a cosa lo ha spinto ad agire così: “Toto, this is a motor race!”.
Già! Masi non ha mai perso di vista il fatto che si trattasse di corse automobilistiche; finire sotto safety car non è motor race, ma un’applicazione cieca (ed ignorante) del regolamento; non sapere quale sia la griglia di partenza della domenica non è motor race, ma incompetenza; modificare l’assetto di tutte le vetture, per un fenomeno che coinvolge solo alcuni team, non è motor race, ma manipolazione.
La FIA ha perso di vista quello che Michael Masi aveva molto chiaro. FIA this is a motor race!