Funghi Bioluminescenti – luminosi di notte

Nel 1849 per le strade di Natividade, un paesino situato al centro del Brasile, il botanico inglese George Gardner assistette ad una strana scena. Si accorse di un gruppo di ragazzi che giocavano con un oggetto luminoso; poi si rese conto che si trattava di un fungo bioluminescente.

Questo fungo veniva chiamato flor-de-coco, fiore di cocco, e mostrarono a Gardner il luogo dove cresceva tra fronde in decomposizione, alla base di una palma nana. Gardner allora inviò il fungo all’Erbario di Kew, in Inghilterra, dove venne studiato e chiamato Agaricus gardneri, in onore di chi lo scoprì. In seguito, la specie non è più stata avvistata. Fino al 2009.

Dennis Desjardin, docente di ecologia al dipartimento di biologia, e colleghi ricercatori alla State University di San Francisco, hanno ora raccolto nuovi campioni del fungo e l’hanno riclassificato come Neonothopanus gardneri.

I ricercatori si augurano che dagli studi sul fungo brasiliano riusciranno a rispondere alla domanda su come e perché alcuni funghi brillino in quanto tutt’oggi le cause rimangono un mistero.

Funghi luminosi tanto da poter legger un libro di notte

Desjardin insieme ai suoi colleghi hanno denominato la classificazione del fungo nel genere Neonothopanus, dopo aver studiato l’anatomia, la fisiologia e il pedigree genetico. Ma trovare nuove specie del fungo da studiare è stato difficile.

Per riuscire a cogliere il bagliore verde del fungo Desjardin e il suo collega brasiliano Cassius Stevani, sono dovuti uscire nelle notti di luna nuova e addentrarsi nella foresta, tra la fitta vegetazione e i progressi tecnologici come le fotocamere digitali che hanno reso un pò più semplice rintracciare i funghi bioluminescenti.

La bioluminescenza, la capacità di alcuni organismi di produrre da soli la luce, è un fenomeno molto diffuso al contrario di come si possa pensare. Tra gli esempi ci sono le meduse, le lucciole ma anche organismi come batteri, funghi, insetti e pesci sono in grado di produrre una loro luminosità attraverso una serie di processi chimici.

I funghi bioluminescenti sono conosciuti da secoli, dall’arancione e velenoso Omphalotus olearius (noto come fungo dell’olivo) al fenomeno noto come foxfire, in cui i filamenti nutritivi di altri funghi, le armillarie, producono un debole ma inquietante bagliore nei tronchi in decomposizione.

Ipotesi scientifiche sui funghi che si illuminano di notte

I ricercatori pensano che i funghi e le lucciole producano luce nello stesso modo e cioè attraverso una mix chimico di un composto del pigmento biologico luciferina e di una luciferasi. La luciferasi è un enzima che aiuta l’interazione tra la luciferina, l’ossigeno e l’acqua, per produrre un nuovo composto che emette luce.

Gli scienziati però nei funghi non hanno ancora identificato né la luciferina né la luciferasi e sono in grado di brillare 24 ore al giorno, finché hano a disposiozione acqua e ossigeno. Il perché del bagliore è ancora un mistero.

Alcuni scienziati ritengono che in certe specie di funghi la luce possa servire ad attrarre insetti, e che questi poi contribuiscano a disperdere le spore che danno vita a nuovi funghi. Ma questo vale per i funghi in cui a brillare è la parte dove si trovano le spore;  ma non vale per il foxfire, in cui è il micelio filamentoso, usato dal fungo per procurarsi sostanze nutrienti, ad emettere luce.

Gli scienziati ad oggi non hanno idea del perché ciò avviene, del perché accade e come si sia evoluto questo meccanismo.

Funghi Bioluminescenti video

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Annalisa
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