“Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi ritrovarsi a volare e sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare un sottile dispiacere. E di notte passare con lo sguardo la collina per scoprire dove il sole va a dormire”…così cantava l’amato Lucio Battisti nella canzone “Emozioni”, proprio quelle emozioni che abbiamo cercato e trovato scegliendo di visitare Poggio Bustone, a Rieti, paese natale dell’immenso Lucio.
I Giardini di Marzo
Proprio al di sopra di una collina si erge il paese, su una grande piana detta “Valle Santa”, per i suoi quattro santuari fondati da San Francesco,uno dei quali si trova in cima al borgo.
Ad accoglierci, poco prima di giungere nelle stradine del paese, abbiamo incontrato “I Giardini di Marzo“, un giardino con veduta panoramica dedicata al cantautore rietino, qui la fioritura dei ciliegi creava un effetto magico.
Buongiorno, buonagente
Iniziando la salita che ti porta al centro del borgo, passiamo sotto la porta d’accesso dove troviamo una targa con la scritta “ Buongiorno, buonagente“, frase che San Francesco pronunciò ai cittadini, mentre camminava alla ricerca di un luogo di pace e preghiera.
Abbiamo percorso anche noi la strada che attraversando l’antico centro abitato ti porta al santuario inferiore, ossia quello di San Giacomo. Qui Francesco fu ospitato dai benedettini nel suo ritiro eremitico.
Sacro Speco
Dal santuario inferiore San Francesco, alla ricerca di un luogo più vicino a Dio, si incamminava sulle montagne, qui trovò una grotta nella quale decise di ritirarsi giornalmente in preghiera; nel 400, attorno alla grotta fu edificato il santuario superiore, Sacro Speco.
Naturalmente anche noi ci siamo recati per questa salita, un dislivello di circa 400 mt che abbiamo percorso in poco meno di mezz’ora, passando fra varie cappelle che raccontano episodi accaduti al santo durante il cammino. Possiamo assicurarvi che nel cammino c’è davvero qualcosa di spirituale, arrivati in alto ci si sente sereni, serafici, appagati.
Il santuario è meraviglioso, costruito in pietra e incastonato nella roccia. Aprendo la porticina superiore si ammira tutta la sua bellezza, con la grotta e i suoi dipinti. Varcato il cancelletto, suonate la campana che trovate a destra, a noi ci ha fatto sentire liberi!
Ovviamente tanto camminare,uguale, tanta fame! Perciò rientrati verso il paese ci siamo fermati presso “La Locanda Francescana“, dove abbiamo mangiato un ottimo antipasto con prodotti propri e un ricco piatto di pappardelle al ragù di cinghiale, quindi, oltre allo spirito, abbiamo appagato anche la pancia.
E le gioie semplici sono le più belle, sono quelle che alla fine sono le più grandi.
San Francesco