La lingua italiana è ricca di tantissimi scioglilingua, tra divertenti e difficili, lunghi o corti, che possono essere usati per migliorare la pronuncia o semplicemente per sfidare i propri amici nel completarli senza errori.
Cos’è uno scioglilingua?
Gli scioglilingua, come ci suggerisce la parola, sono dei simpatici giochi di parole preparatori a chi di mestiere usa la voce, utili per allenare la mobilità della lingua e della bocca.
Un bravo oratore ad esempio, prima di esibirsi, sa che alcuni fra i più famosi scioglilingua italiani possono essere un ottimo metodo per riscaldare la voce e le articolazioni della mascella. Infondo, anche la lingua è un muscolo e, come tale, ha bisogno di esercizio.
Ce lo ricorda simpaticamente anche Guglielmo il dentone, nel film “I complessi”, interpretato dal celebre attore Alberto Sordi, che aspirava a diventare un lettore del Telegiornale.
Ne conoscerai certamente qualcuno, ma di scioglilingua bellissimi e difficili da pronunciare ce ne sono davvero molti.
Ecco che di seguito troverai una raccolta completa con tutti i migliori sciogli lingua italiani che esistono. Metti alla prova le tue capacità di lettura e memoria!
Scioglilingua famosi
- Trentatré trentini entrarono a Trento tutti e trentatré trotterellando.
- Tre tigri contro tre tigri.
- Li vuoi quei kiwi? E se non vuoi quei kiwi che kiwi vuoi?
- Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.
- Apelle figlio d’Apollo fece una palla di pelle di pollo e tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta d’Apelle figlio d’Apollo.
- A quest’ora il questore in questura non c’è.
- Tigre intriga tigre.
- Una rara rana nera sulla rena errò una sera, una rara rana bianca sulla rena errò un po’ stanca.
- Dietro il palazzo c’è un povero cane pazzo, date un pezzo di pane al povero pazzo cane.
Scioglilingua difficili
- Se l’Arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, vi disarcivescoviscostantinopolizzereste voi come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l’Arcivescovo di Costantinopoli?
Scioglilingua lunghi
- Guglielmo coglie ghiaia dagli scogli scagliandola oltre gli scogli tra mille gorgogli. Ho in tasca l’esca ed esco per la pesca, ma il pesce non s’adesca, c’è l’acqua troppo fresca. Convien che la finisca, non prenderò una lisca! Mi metto in tasca l’esca e torno dalla pesca.
- Nel pozzo di San Patrizio c’è una pazza che lava una pezza. Arriva un pazzo, con un pezzo di pizza e chiede alla pazza se ne vuole un pezzo. La pazza rifiuta. Allora il pazzo prende la pazza, la pezza e la pizza e li butta nel pozzo di San Patrizio, protettore dei pazzi.
- Il mondo è fatto a scale: chi le scende e chi le sale. Chi le scende troppo in fretta gli si sciupa la scarpetta. Se la scarpa ha il laccio sciolto, collo scialle scalda molto. Lo scialle non è sciarpa, la sciarpa non è scarpa, il furbo non è sciocco, tira il laccio è sciolto il fiocco.
- In un pozzo poco cupo si specchiò una volta un lupo, che nel poco cupo pozzo andò a battere di cozzo con un cupo tonfo fioco da smaltire a poco a poco e credette di azzannare un feroce suo compare; ma rimase brutto e cupo il feroce sciocco lupo.
- Verso maggio con un paggio vo in viaggio. Non vaneggio, né motteggio; forse è peggio! Se mi seggo, più non reggo: mangio o leggo. Se non fuggo qui mi struggo, ma se fuggo vado al poggio e un alloggio là mi foggio, sotto un faggio, con coraggio.
- Nel castello di Mister Pazzin dei Pazzi c’era una pazza che lavava una pezza di pizzo nel pozzo. Mister Pazzin dei Pazzi diede una pizza alla pazza che lavava la pezza di pizzo nel pozzo. La pazza rifiutò la pizza, così Mister Pazzin dei Pazzi buttò la pazza, la pizza e la pezza nel pozzo del castello di Mister Pazzin dei Pazzi.
Altri scioglilingua
- Non pensare come pensi che pensi uno che non pensa; meglio pensare come pensi che pensi uno che pensa
- Al pozzo dei pazzi una pazza lavava le pezze. Andò un pazzo e buttò la pazza con tutte le pezze nel pozzo dei pazzi.
- Al solstizio il Sol sta, sol stando; sol stando il Sol sta al solstizio.
- Ma fossi tu quel barbaro barbiere che barbassi quella barba così barbaramente a piazza Barberini.
- Se ti ci stizzisci, stizziscitici pure.
- Andavo a Lione cogliendo cotone, tornavo correndo, cotone cogliendo.
- Una platessa lessa lesse la esse di Lassie su un calesse fesso.
- Il cuoco cuoce in cucina e dice che che la cuoca giace e tace perché sua cugina non dica che le piace cuocere in cucina col cuoco.
- Caro conte, chi ti canta tanto canta che t’incanta.
- Quanti rami di rovere roderebbe un roditore se un roditore potesse rodere rami di rovere?
- Sa chi sa se sa chi sa che se sa non sa se sa, sol chi sa che nulla sa ne sa più di chi ne sa.
- Scopo la casa, la scopa si sciupa; ma, se non scopo sciupando la scopa, la mia casetta con cosa la scopo?
- Se la serva non ti serve, a che serve che ti serva di una serva che non serve? Serviti di una serva che serve, e se questa non ti serve, serviti dei miei servi.
- Se oggi seren non è, doman seren sarà. Se non sarà seren si rasserenerà.
- Eva dava l’uva ad Ava, Ava dava l’uova ad Eva, ora Eva è priva d’uva, mentre Ava è priva d’uova.
- Sessantasei assassini andarono ad Assisi tutti e sessantasei assassinandosi.
- Chi ama chiama chi ama, chiamami tu che chi ami chiami. Chi amo chiamerò se tu non chiami.
- Chi seme di senapa secca semina sempre seme di senapa secca raccoglie.
- Chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente.
- Nell’anfratto della grotta trentatré gretti gatti si grattano.
- No, non ho un nonno.
- Nove navi nuove navigavano..
- Ciò che è, è; ciò che non è, non è; ciò che è, non è ciò che non è; ciò che non è, non è ciò che è.
- Con la tazza un mezzo pazzo vuota il pozzo del palazzo.
- Dieci limoni, cento limoni, mille limoni.
- Due tazze strette in due strette tazze.
- Oh che orrore, oh che orrore, ho visto un ramarro verde su un muro marrone.
- Oh postino che porti la posta, dimmi postino che posta portasti.
- Peràro per perorare per Pero partì, però per perorare Peràro a Pero perì.
- Pisa pesa e pesta il pepe al papa; il papa pesa e pesta il pepe a Pisa.
- Porta aperta per chi porta, per chi non porta parta pur che non importa aprir la porta.
- Prendi questa barca e impegolamela e quando l’avrai impegolata disimpegolamela senza impegolarmi.
- E ti stizzisci… e stizziscitici pure!
- Eva dava l’uva ad Ava, Ava dava l’uva ad Eva.
- Sette zucche secche e storte stanno strette dentro al sacco.
- Sono senza sesto senso.
- Sopra quattro rossi sassi quattro grossi gatti rossi.
- Sotto un cespo di rose scarlatte offre il rospo tè caldo con latte. Sotto un cespo di rose paonazze tocca al rospo sciacquare le tazze.
- Stanno stretti sotto i letti sette spettri a denti stretti.
- Stiamo bocconi cogliendo cotoni, stiamo sedendo cotoni cogliendo.
- Sul tagliere taglia l’aglio, non tagliare la tovaglia: la tovaglia non è aglio e tagliarla è un grave sbaglio.
- Figlia, sfoglia la foglia, sfoglia la foglia, figlia.
- Filastrocca sciogligrovigli con la lingua ti ci impigli, ma poi te la sgrovigli basta che non te la pigli.
- Filo fine dentro il foro, se l’arruffi non lavoro, non lavoro e il filo fine fora il foro come un crine.
- Forse Pietro potrà proteggerla.
- Lucio e Decio lisciano dodici gatti felici.
- Supercalifragilistichespiralidoso.
- Ti che te tacchet i tacc’, tacchem i tacc’! Chi? Mi, taccat’ i tacc’ a ti, che te tacchet i tacc’. Taccheti ti i tó tacc’, ti che te tacchet i tacc’.
- Tigre intriga tigre.
- Treno troppo stretto e troppo stracco stracca troppi storpi e stroppia troppo.
- Tito, tu t’hai ritinto il tetto, ma te un tu te ne intendi tanto dei tetti ritinti.
- Tre fiaschi stretti stan dentro tre stretti fiaschi, ed ogni fiasco stretto sta dentro lo stretto fiasco.
- Tre tozzi di pan secco in tre strette tasche. Stanno in tre strette tasche stan tre tozzi di pan secco.
- Mazzo di carte, carte di mazzo.
- Mi attacchi i tacchi tu che attacchi i tacchi? Io attaccarti i tacchi a te? Attaccati te i tuoi tacchi tu che attacchi i tacchi.
- Trentatré soldati stanchi van trottando verso Trento su trentatré cavalli bianchi.
- Un empio imperator di un ampio impero scoppiar fece una guerra per un pero; credeva conquistare il mondo intero l’imperator, ma perse l’ampio impero.
- Un limone, mezzo limone. Due limoni, mezzo limone. Tre limoni, mezzo limone. Quattro limoni, mezzo limone. Cinque limoni, mezzo limone.
- Una puzzola puzzona spazza un pezzo di pazza pezza che puzza in un pozzo che spazzola una pozza spazzata. Che pizza!
Quello dei tacchi lo conosco in dialetto veneto ed è divertente dirlo in fretta