Oggi vi voglio parlare di un cantante rock degli anni ’60 che faceva parte del gruppo musical chiamatosi The Doors. Sono considerati uno dei gruppi più influenti nella storia della musica rock, alla quale hanno unito con successo elementi blues, psichedelia e jazz.
Prima di parlare di Jim Morrison vi parlo un attimo dei Doors.
Il gruppo fu fondato nell’estate del 1965 a Venice Beach, in California, a seguito dell’incontro tra Jim Morrison e Ray Manzarek, entrambi studenti della UCLA School of Theater, Film and Television dell‘Università della California. Morrison scelse il nome del gruppo dal testo del libro di Aldous Huxley chiamato Le porte delle percezione (The Doors of Perception) scritto nel 1954. In questo libro è citato una frase di William Blake che dice cosi:
“Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è: infinita”
Molti dei loro brani, come Light My Fire, The End, Roadhouse Blues e Riders on the Storm, sono considerati dei classici e sono stati reinterpretati da numerosi artisti delle generazioni successive. Nel 1993 i Doors furono inseriti nella Rock & Roll Hall of Fame.
Ora torniamo a Jim Morrison.
Chi era Jim Morrison
Nato con il nome di James Douglas Morrison, conosciuto da tutto il mondo come Jim Morrison nasce l’8 Dicembre del 1943.
Jim è stato un cantautore e un poeta, era il frontman e leader del gruppo The Doors dal 1965 al 1971. Jim durante l’adolescenza ì si rivelò un ragazzino sveglio e intelligente, tuttavia, a partire dall’estate del 1960, il suo umore si fece più cupo e trasgressivo, e il suo look più trasandato. Per la sua indole irrequieta, le sue poesie e canzoni, il timbro vocale, l’imprevedibile presenza scenica e le drammatiche circostanze che circondano la sua vita e la prematura morte. Impetuoso “profeta della libertà” e poeta maledetto, è ricordato come una delle figure di maggior potere seduttivo nella storia della musica e uno dei massimi simboli dell’inquietudine giovanile.
Jim Morrison e il “Rapporto” con la morte
Uno degli eventi più emotivi della sua infanzia avvenne nel 1947, durante un viaggio con la famiglia, mentre percorrevano il deserto tra Albuquerque e Santa Fe (Nuovo Messico).
Jim raccontò questo episodio:
“La prima volta che ho scoperto la morte… eravamo io, mia madre e mio padre, e forse anche mia sorella e i miei nonni, e stavamo attraversando il deserto in auto all’alba, e un autocarro pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un’altra macchina o non so cosa, ma c’erano indiani sparpagliati per la strada, sanguinanti e moribondi…
Ecco, questo fu il mio primo impatto con la morte, dovevo avere quattro o cinque anni. Abbiamo accostato e ci siamo fermati… io ero solo un bambino, e un bambino è come un fiore con la testa scossa dal vento… penso davvero che in quel momento l’anima di uno di quegli indiani, o forse gli spiriti di molti di loro stessero correndo in giro come impazziti e siano balzati nella mia testa e io ero come una spugna pronta ad assorbirli. Questa non è una storia di fantasmi. È qualcosa che ha un significato profondo per me.”
Questa esperienza fu fondamentale per il piccolo Jim, che ha portato con se questo piccolo “trauma” della morta nelle sue poesie e testi musicali. In particolare nella canzone Peace Frog, nei suoi versi poetici (“Indiani sparsi sulle carreggiate dell’alba sanguinanti/ Si affolla di spettri la mente del bambino fragile guscio d’uovo…”), o anche nella seconda strofa del brano Riders on the storm.
The Lizard King (Il Re Lucertola) da dove nasce questo nome?:
Un vecchio amico di Jim Morrison, di nome Frank Lisciando che era un fotografo e andava insieme all’università della UCLA. Dicharò che Jim fascinato dal mondo dei rettili e dalla cultura sciamanica che gli fu dato il nome di The Lizard king (Il Re lucertola).
Tra i suoi soprannomi, si possono ricordare Mr. Mojo Risin (anagramma del suo nome, peraltro ripetuto come un mantra nella parte finale della canzone L.A. Woman), oppure anche Re Lucertola (da un verso della sua poesia Celebrazione della Lucertola, “I’m the Lizard King, I can do anything”, tradotto sarebbe cosi:
“Ehi! Sono il Re Lucertola io, posso tutto come un Dio.”
La fine dei The Doors
All’inizio del 1970, i Doors riuscirono a fissare quattro concerti di grande successo al Felt Forum di New York, un impianto di piccole dimensioni all’interno del Madison Square Garden. A febbraio, uscì l’album Morrison Hotel, dove è contenente la celebre canzone Roadhouse Blues. Tuttavia, in primavera, lo stato di Jim peggiorò, sia dal punto di vista fisico sia da quello mentale: l’uso di droghe allucinogene, miste soprattutto a superalcolici, era aumentato, e il cantante era ulteriormente ingrassato. Nei due concerti di aprile, quello all’Arena di Boston e al Cobo Arena di Detroit, diede anche in escandescenze, litigando furiosamente con gli organizzatori.
Nonostante il problemi di salute, comunque, nell’estate 1970 Jim riuscì a terminare tutti i concerti del “Roadhouse Blues Tour”, che toccò molte località degli Stati Uniti d’America, comprese le Hawaii, e poi il Canada, Londra e Parigi. Il declino di Jim, tuttavia, porterà a cancellare molte date successive, in particolare quelle da settembre in poi.
L’11 dicembre 1970 ci fu il concerto al State Fair di Dallas, mentre il giorno dopo, il 12 dicembre, fu la volta del Warehouse di New Orleans, in Louisiana, questa fu l’ultima apparizione pubblica di un Jim assolutamente stravolto: a metà concerto cominciò a biascicare frasi senza senso e crollò più volte a terra, danneggiando il palco con l’asta del microfono (dell’evento vi sono, tuttavia, testimonianze discordanti). Dopo quella data, gli altri componenti dei Doors decisero di interrompere tutti i concerti dal vivo e dedicarsi al solo lavoro in studio.
Jim si trasferisci in Europa a Parigi
Jim nel frattempo si trasferisce in Europa, va per un periodo a Parigi. Li ci va anche la sua fidanzata Pamela, conosciuto negli stati uniti. jim aveva fatto amicizie un po da per tutto sopratutto in europa. Dopo che la band si sciolse, Morrison aveva deciso di dedicarsi alle sue amate poesie. I primi giorni Jim e Pamela si fanno qualche passeggiata per Parigi, per conoscere meglio la città. Nelle prime settimane Jim scrisse innumerevoli appunti, poesie e vari scritti esplorando le vie circostanti, Lungo-Senna Quai Des Celestins, Île Saint-Louis, Île de la Cité, Place des Vosges.
I primi giorni di Aprile cominciò ad avere problemi respiratori e cominciò ad accusare crisi d’asma, arrivando anche a tossire sangue, mentre le sue condizioni si aggravavano lentamente per l’abuso di alcool e per il fumo. Su consiglio dei medici, Morrison decise di fare un viaggio in climi tropicali più salubri.
3 Luglio 1971 la morte del Re Lucertola:
A notte fonda Pam si svegliò, sentendo Jim avere il respiro pesante e rantolare; cercò di svegliarlo scuotendolo, ma invano; gli diede allora degli schiaffi, e Jim si svegliò, inizialmente non sapendo dove si trovasse. Poi egli rifiutò la proposta di Pam di chiamare un medico e decise invece di farsi un bagno caldo. Pam tornò a dormire, per risvegliarsi brevemente poco dopo, senza che Jim fosse ritornato a letto. Lo trovò nella vasca con del sangue che usciva dal naso; al suo arrivo le disse che aveva la nausea e stava per vomitare, così lei corse in cucina a prendere una pentola per raccogliere il vomito, che era composto da cibo seguito da grumi di sangue. Alle 8 circa, Pam si alzò dal letto per recarsi in bagno, dove scoprì il corpo esanime di Jim ancora immerso nell’acqua della vasca, ancor calda, con gli occhi chiusi. Il pompiere Alain Raisson e la sua squadra, ascoltando le indicazioni di Pam, sollevarono Jim e lo portarono in salotto. Adagiatolo sul pavimento, Raisson tentò inutilmente di rianimare il musicista con il massaggio cardiaco. dopo alcuni accertamenti dal medico legale di Parigi, attorno alle 5 di mattina per infarto e relativo arresto cardiaco, probabilmente dovuti allo sbalzo di temperatura del bagno caldo. Il manager Bill Siddons a Los Angeles divulgò ufficialmente la notizia della morte di Jim Morrison con un comunicato stampa: la morte era avvenuta in pace a Parigi per cause naturali, conseguenza di un problema respiratorio, ed era stata tenuta segreta per evitare le atmosfere caotiche, definite addirittura circensi, che avevano accompagnato le recenti morti di Jimi Hendrix e Janis Joplin.
Curiosità sul famoso “Club 27”
Sulla morte del poeta-cantante si fece un gran parlare della maledizione del famigerato “Club 27”.
Il “Club 27” è un’espressione giornalistica che si riferisce ad alcuni artisti, in prevalenza cantanti rock, morti all’età di 27 anni. Con la variante J27 si fa riferimento al fatto che, oltre ad avere 27 anni, alcuni di loro avessero la lettera J come iniziale del nome o del cognome.
la Nominata del “club 27” viene anche per la morte del cantante del Leader dei Nirvana Kurt Cobain che mori nel 1994 si suicidò all’età di 27 anni appunto.
Nel “Club 27″ fanno Parte: Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Japlin e nel 2011 anche Amy Winehouse.
