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Mistero: La lancia di Longino che trafisse Gesù 4.7 (6)

Conosciuta come la lancia di Longino, è l’arma con la quale il soldato romano trafisse il costato di Gesù Cristo. Gaio Cassio Longino (il cui nome Longino, deriverebbe dal greco longkhé che vuol dire lancia), con quel gesto, entrò nella storia. Secondo il testi sacri, che spesso si confondo con la leggenda, il sangue di Gesù cadde sugli occhi del futuro Santo guarendo la sua parziale cecità. In seguito a questo miracolo, Longino si convertì al Cristianesimo, arrivò in Italia per diffondere il Vangelo e fu martire a Mantova nel 37 d.C. Nella Cattedrale della città, sono ancora conservati il sangue di Cristo, raccolto dallo stesso Longino, e un pezzo di spugna usato nel rituale della crocifissione per dargli da bere aceto. Storia della Lancia sacra di Longino La Sacra Lancia, nella storia è passata in numerose mani. E’ stata brandita da vari condottieri, che la impugnarono come simbolo di invincibilità in difesa della fede Cristiana. Da ricordare la battaglia di Ponte Milvio a Roma (312 d.C.), dove Costantino sconfisse le truppe di Massenzio e le vittorie di Ottone I che sancirono la supremazia germanica nei confronti dell’esercito ungherese. Negli ultimi secoli la Lancia è stata conservata a Norimberga prima, successivamente spostata a Vienna, dove al suo interno venne introdotto un chiodo, ritenuto uno con i quali Gesù fu crocifisso. Attualmente si trova nella Stanza del Tesoro del palazzo dell’Hofburg nella capitale Austriaca. Per questa reliquia, Hitler ebbe un grande interesse. Fin da quando da ragazzo visitando il museo di Vienna, vide per la prima volta la Lancia, il suo grande desiderio fu quello di possedere la Lancia. Quando, nel 1938, l’Austria fu annessa alla Germania, la Lancia fu spostata di nuovo a Norimberga nella Chiesa di Santa Caterina. La speranza del Führer era quella di trasformare il suo esercito […]

Starchild il “bimbo delle stelle”: un alieno o bufala? 4 (2)

Stasera a Mistero italia1 si parla di Starchild, un vecchio argomento trattato più volte dai mass-media e in questo articolo proverò a mettere un po’ d’ordine cercando di saperne di più in merito al teschio di forma di aliena. Starchild (in italiano “bimbo delle stelle”) è il nome assegnato a un teschio deforme, scoperto intorno al 1930 da una giovane ragazzina messicana in una miniera abbandonata, accanto ai resti di una donna umana adulta. Il suo nome si deve alle teorie pseudoscientifiche dello scrittore Lloyd Pye, che vogliono che le caratteristiche anormali del teschio non siano da attribuirsi a difetti genetici noti, ma al fatto che lo scheletro sarebbe un “ibrido umano-alieno”, addirittura comprendendo l’ipotesi di origine da vita extraterrestre, da cui bimbo delle stelle. Tali teorie sono in via di analisi tramite test genetici. Ritrovamento del teschio Starchild Lo scrittore statunitense Lloyd Pye venne a conoscenza del teschio dalla coppia di sposi Ray e Melanie Young, nella città di El Paso (Texas), che glielo avrebbero successivamente affidato nel febbraio 1999. Nello stesso anno i coniugi Young fondarono un’associazione senza scopo di lucro denominata The Starchild Project. Gli Young testimoniarono d’esser entrati in possesso del reperto nei dintorni del 1930 attraverso una ragazzina messicana di 13-15 anni che, a sua volta, disse di aver ritrovato il teschio mentre giocava in una miniera abbandonata a circa 160 km a sud-ovest dalla città di Chihuahua. Secondo le testimonianze riportate, il teschio giaceva accanto a uno scheletro umano supino, successivamente rinvenuto e analizzato, appartenuto probabilmente a una donna amerinda morta a un’età stimata fra i 20 e i 30 anni. Speculazioni Sulle caratteristiche inconsuete del cranio sono state fatte anche speculazioni pseudoscientifiche. Lloyd Pye, ravvisando una somiglianza tra la forma del cranio dello “Starchild” e quella attribuita agli alieni Grigi, sostiene che “Starchild” […]

Resti di uomini giganti di Pauli Arbarei 4 (2)

Oggi tratteremo del mistero dei resti scheletrici di giganti– presumibilmente umani –, di Pauli Arbarei nel sud della Sardegna, dei quali sono stati girati numerosi documentari e ancora oggi la leggenda è viva più che mai. Sarà un trucco di qualche abile manipolatore con programmi grafici, qualche neo sceneggiatore pronto a tutto pur di aver successo o saranno davvero esistiti? In molte parti del mondo sono state rinvenute, nel corso dei secoli, le apparenti prove di una civiltà di giganti. Possibile che prima della nascita e dello sviluppo della razza umana sia potuto esistere un simile popolo? Un popolo che avrebbe lasciato numerosi segnali del suo passaggio? Dobbiamo davvero riscrivere la storia del nostro pianeta? Di vedremo un video con alcuni ritrovamenti di Ossa di giganti, cosa ne pensate in merito? Scheletri giganti in Sardegna video Intervista documentario a Luigi Muscas

Mistero: Il Santo Graal 5 (6)

La ricerca del Santo Graal ha impegnato gli uomini per più di duemila anni, conducendoli negli angoli più sperduti del nostro mondo; il calice in cui Gesù Cristo bevve il vino durante l’Ultima Cena che, secondo la tradizione, Giuseppe d’Arimatea, discepolo del Salvatore, lo nascose durante la sua crocifissione. Da allora, spinti nel ritrovare la reliquia più sacra della sfera cristiana, archeologi, esploratori di ogni genere, nobili e cavalieri hanno impiegato la loro vita, tempo e risorse economiche nel riportarla alla luce. Dove si trova il Santo Graal? Varie ipotesi hanno spinto i ricercatori a convincersi che il Santo Calice si trovi in Iran, più precisamente nella Fortezza di Takht-I-Sulaiman (Il Trono di Salomone), la cui struttura presenta delle forti similitudine con quella del “Castello del Graal“, descritto da Wolfram von Eschenbach in Parsifal. A seguito di questa somiglianza, gli studiosi hanno identificato la fortezza come possibile luogo dove sarebbe ancora oggi custodito il Santo Graal. Santo Graal in Italia Anche il Bel Paese è stato chiamato più volte in causa dagli storici e studiosi, come uno dei probabili luoghi in cui è localizzato Il Sacro Calice, e potrebbe trovarsi tuttora in Puglia. Papa Gregorio VII aveva localizzato la Coppa nel sud Italia, nei territori allora occupati dai Turchi, e organizzò così, nel 1087, una spedizione segreta per recuperarlo, costituita da circa 60 marinari selezionati tra i lavoratori del porto di Bari. Purtroppo non vi sono documenti che rivelino l’esatto luogo dove la spedizione fu mandata ne l’ubicazione del Santo Graal, ma sappiamo che fu rinvenuto un calice ed alcune ossa (appartenute a S. Nicola) nella chiesa consacrata di Myra, nell’attuale Turchia. La leggenda di S. Nicola (Babbo natale) La tradizione narra che ne VI secolo, S. Nicola abbia avuto in possesso la Coppa, grazie alla quale elargiva cure e […]