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L’oasi di Huacachina in Perù 5 (1)

L’Oasi di Huacachina è una vera e propria oasi nel deserto in mezzo a dune di sabbia, si trova nel sud-ovest del Perù, nella provincia di Ica. La sua formazione e dovuta a correnti sotterranee, ricche di minerali, ed è circondata da palme, eucalipti e tipici huarango. Ciò che caratterizza le acque dell’Oasi è il suo potere di guarigione, un tempo contenenti sostanze solforose e saline. Negli anni 40 divenne uno dei più importanti ed esclusivi Centri Termali del Perù. La sua popolazione è di poco più di 100 abitanti. Il villaggio è stato costruito attorno ad un piccolo lago naturale che si è formato nel deserto peruviano. Per questo motivo Huacachina viene chiamata Oasi d’America. Descrizione dell’oasi di Huacachina in Perù L’oasi di Huacachina in Perù è circondata da numerose dune, che si elevano da terra per diversi metri, tanto da sembrare delle vere e proprie colline. Sembra di trovarsi nel mezzo del deserto del Sahara ma in realtà ci si trova ad una sola ora di distanza dalla costa del Pacifico. È un’attrazione per molti viaggiatori ma anche meta delle vacanze per gli abitanti della città di Ica. Ciò che attirare i turisti sono le dune di sabbia, protagoniste di varie attività sportive più originali da praticare nel deserto tra cui il sandboarding, che è simile allo snowboarding, ma che prevede l’utilizzo di una tavola per la sabbia del deserto. L’Oasiè divenuta, nel corso del tempo, un vero paradiso per i turisti, è ricca di alberghi e ristoranti. Tra gli anni 40 e 50 era luogo di villeggiatura per le famiglie peruviane più ricche. La popolazione di Huacachina vive grazie al turismo, iniziato negli anni 90, attualmente è meta di viaggiatori che attraversano il Perù. Nel corso del tempo, purtroppo, le acque della laguna hanno cominciato a ritirarsi […]

Salar de Uyuni, il deserto di sale in Bolivia 4.5 (2)

Il Salar de Uyuni, situato nelle Ande a sud-ovest della Bolivia, è un gigantesco deserto di sale che circa 40.000 anni fa era parte del lago Minchin, un lago preistorico, che prosciugatosi diede vita ai laghi Poopò e Uru Uru e ai due deserti salati Salar de Coipasa e Salar de Uyuni. La sua superficie di di 10.582 km² e contiene 10 miliardi di tonnellate di sale di cui ogni anno meno di 25.000 tonnellate vengono estratte. E’ formato da più o meno 11 strati i cui spessori variano da 2 a 10 metri circa, il primo strato ha uno spesso di 10 metri. E’ tra i più grandi deserti al mondo ed anche la più grande distesa salata del pianeta. Si trova nei dipartimenti di Potosí e di Oruro, nei dintorni della città di Uyuni, nell’altopiano andino meridionale della Bolivia, a 3.650 metri di quota. Il Salar de Uyuni contiene considerevoli quantità di magnesio, boro e potassio e fornisce un terzo delle riserve di litio del pianeta. Il più grande specchio del mondo, un luogo magnifico e unico per la particolarità del paesaggio è uno dei posti più belli al mondo. Attrattive da visitare a Salar de Uyuni Isla Incahuasi e Isla de Pescado (l’Isola del Pesce, prende il nome dalla sua forma) , due isole ricoperte di cactus che si trovano nel mezzo del deserto non tanto distanti l’una dall’altra. Sol de Mañan, situate a quasi 5.000 metri di altitudine, è un insieme di pozze di fango bollente e geyser con fumarole sulfuree. Termas de Polques, si trovano a circa 4.300 metri, sono sorgenti termali con una temperatura di 30° circa. Vulcano Tunupa è un vulcano dormiente, il suo paesaggio regala una ricca diversità di fauna e flora. Mummie di Coquesa, Coquesa è un villaggio ai margini del […]

Kolmanskop – La città fantasma in Namibia 3.5 (2)

Kolmanskop, che significa “la collina di Coleman”, è una città fantasma nel deserto del Namib, in Namibia meridionale, a pochi chilometri dalla città portuale di Lüderitz. Un tempo centro florido dell’industria diamantifera mentre oggi è un affascinante città fantasma sommersa dal deserto. Il nome della città deriva dal nome di un trasportatore di nome Johnny Coleman, che per sfuggire a una tempesta di sabbia, decise di abbandonare il suo carretto di buoi davanti a una salita che porta all’insediamento. In tedesco la cittadina si chiamava Kolmannskuppe. Raggiungerla non è molto difficile se le dune non si trasformano in cumuli di sabbia che impediscono il passaggio lasciando un bellissimo scenario, tra il giallo ocra della sabbia e l’azzurro del cielo. Storia della città fantasma di Kolmanskop Un operaio di nome Zacharias Lewala, nel 1908, trovò per caso un diamante mentre lavorava in questa zona e lo fece vedere al suo supervisore, l’ispettore ferroviario tedesco August Stauch. Appreso che questa era una zona ricca di diamanti, molti minatori tedeschi arrivano e si stabilirono in questa zona con le loro famiglie per sfruttarela ricchezza del posto e poco dopo il governo tedesco dichiarò la grande superficie Sperrgebiet (“zona riservata”) e iniziarono a sfruttare i campi di diamanti. Gli europeri portarono il loro stile di vita per poter soggiornare nel comfort, erano circa 700 famiglie per un totale di 1100 adulti circa e 40 bambini. Gli abitanti del villaggio cominciaro a costruire la città in stile architettonico tedesco, dotandola di servizi vari tra cui un ospedale, una sala da ballo, una centrale elettrica, una scuola, un teatro, un casinò, un impianto di produzione di ghiaccio, ed anche il primo tram in Africa e fu attivata una ferrovia per Lüderitz. Le case erano decorate nello stile tedesco del tempo e, oggi, alcune abitazioni sono state […]

Darvasa Gas Crater: la Porta dell’Inferno in Turkmenistan 4.7 (3)

Il Darvasa Gas Crater conosciuto meglio come “La porta dell’inferno” è situato nel deserto del Karakum, in Turkmenistan. A circa 260 km a nord da Ashgabat vicino al piccolo villaggio di Derweze (Derweze). Nota anche come Darvaza, che significa “porta”, in lingua turkmena, è un cratere che ha un diametro di circa 70 metri ed è profondo 20 metri. Una voragine artificiale causata da un incidente avvenuto nel 1971, quando alcuni geologi sovietici collocarono una perforatrice. Questo con lo scopo di cercare petrolio, ma il terreno è crollato, aprendo una via di fuga al gas naturale. Il gas è stato incendiato volontariamente sperando che il fuoco consumasse tutto il gas che si trovava nella caverna in pochi giorni. Questo per evitare conseguenze peggiori all’ambiente, all’ecosistema e alla popolazione, in quanto il gas metano agisce anche come gas serra. Brucia da 50 anni Il cratere dal 1971, ormai quindi da oltre 40 anni, continua a bruciare ininterrottamente, così da guadagnarsi il nome di “porta dell’inferno“. Il bagliore del continuo bruciare è visibile di notte a molti chilometri di distanza. E’ una tra le mete turistiche più visitate in Turkmenistan nonostante l’isolamento e l’odore sulfureo che emanano le fiamme, coloro che si sono avvicinati hanno riferito che il cratere è come un forno aperto. Attualmente non si sa con precisione quanto gas fino ad oggi è stato bruciato e tanto meno quanto ancora brucerà e il Turkmenistan ha in programma di sfruttare questo deposito naturale di gas. Il presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdimuhammedow, nell’aprile del 2010, durante una visita al sito ha dato ordine di chiudere il cratere o quantomeno di adoperare delle misure che limitano la perdita di gas così da permettere ad altri giacimenti naturali che si trovano nell’area di potersi sviluppare. Video di Darvasa Gas Crater in Turkmenistan Se […]

Nevada: Fly Geyser nel Deserto delle Rocce Nere 4.5 (2)

Il Fly Geyser, conosciuto anche come Fly Ranch Geyser, si trova nel Deserto delle Rocce Nere in Nevada (Stati Uniti) ed è una formazione rocciosa davvero spettacolare. Negli anni 60 l’acqua, riscaldatasi grazie all’energia geotermica del sottosuolo, trovando una crepa nelle rocce ed essendo sottoposta a forte pressione, ha dato vita a questo getto d’acqua spontaneo e straordinario che ha portato quindi alla creazione di un geyser vero e proprio. L’acqua che sgorga dal geyser ha una temperatura di oltre 200 gradi quindi è preferibile non avvicinarsi troppo. Il Fly Ranch ha però dei proprietari in quanto si trova all’interno di un ranch privato e per poterlo visitare è necessario chiedere il permesso. I bisnonni degli attuali proprietari del ranch fecero trivellare il suolo quasi un secolo fa alla ricerca di una fonte d’acqua. Durante gli scavi venne colpita casualmente una sorgente geotermale che da quel momento cominciò a sgorgare formando un getto d’acqua tra le rocce. La sua spettacolarità è dovuta all’azione di un’alga in grado di determinare la comparsa di tonalità brillanti e a dei batteri capaci di resistere ad alte temperature che con il passare del tempo hanno occupato i massi creando sulla sua superficie esterna stratificazioni di diversi colori nella struttura alla base del geyser. Video Fly Geyser in Nevada La sua nascita è quindi grazie alla mano dell’uomo e al suo intervento per la costruzione di un pozzo sotterraneo, ma nonostante la sua origine la natura ha potuto effettuare il suo corso e creare un fenomeno così eccezionale. Dalla sua creazione ad oggi i getti d’acqua sono proseguiti in modo continuativo dando vita a un fenomeno equivalente al geyser naturale. La pressione e il calore della crosta terrestre spingono verso l’alto l’acqua sotterranea, che a causa del deterioramento della struttura del pozzo ha potuto trovare una via d’uscita. […]

I “Cerchi delle Fate” della Namibia e il loro mistero 4.5 (2)

Avete mai sentito parlare dei “I misteriosi “Cerchi delle Fate” della Namibia” o avete mai letto o visto immagini al riguardo? A me è capitato solo oggi cosi ho decido di documentarmi e di scrivere qualcosa al riguardo. I “Cerchi delle fate” compaiono solamente in Namibia, sono molto simili ai cerchi nel grano, questi cerchi sono formati da erba con al centro la sabbia. Sono fantastiche da vedere dall’alto e molti si interrogano su queste conformazioni naturali e sulla loro origine che ha qualcosa di misterioso e ancora di inspiegabile. Queste conformazioni circolari appaiono e scompaiono dopo alcuni anni senza una ragione apparente, però più sono grandi più resistono nel tempo e la loro vita media è di 24 anni ma alcuni possono raggiungere anche i 75. Cerchi delle Fate Il mistero risolto? Di recente un autorevole ricerca pubblicata su Science dal ricercatore tedesco Norbert Juergens, dell’università di Amburgo, sembra che sia riuscito a risolvere l’arcano. A quanto pare essi sono il risultato del lavoro di termiti che vivono all’interno dei cerchi. Questa ipotesi era già stata avanzata, ma non si avevano prove a sufficienza per essere considerate esaustive. Ma ora la dimostrazione sembrerebbe non lasciare adito ad altre interpretazioni. Questi cerchi trasformano un deserto di breve durata in un prato permanente in quanto sono disegni circolari di erbe perenni, sono disegnate con l’erba e seguono schemi regolari e inoltre possono persistere come già detto per anni, ma tutto sommato il modo in cui si formano è un mistero. Studiando una fascia di deserto lunga 2.000 chilometri che va dall’Angola alla parte settentrionale del Sudafrica, Juergens ha notato che ogni volta che ha trovato i cerchi delle fate, all’interno dell’anello e nella vegetazione circostante vi era un particolare tipo di termiti chiamate Psammotermes allocerus. Il ricercatore ha stabilito che queste […]