La teoria dello sfruttamento del 10% del cervello è un’idea popolare secondo la quale gli esseri umani non utilizzano appieno le loro capacità intellettuali. Secondo questa teoria, gran parte del cervello umano rimarrebbe inutilizzata e, se sfruttata, potrebbe permettere all’individuo di sviluppare abilità straordinarie.
Alcuni sostengono che nel presunto 90% di cervello inutilizzato risiederebbero capacità psicocinetiche e psichiche, oltre alla possibilità di percezioni extrasensoriali. Queste capacità includerebbero il controllo mentale sugli oggetti, come spostarli o farli fluttuare, e persino il controllo sulle persone, come leggere i pensieri o manipolare il comportamento.
Nonostante l’idea affascinante, la credenza che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello è priva di basi scientifiche. La scienza moderna ha dimostrato che ogni parte del cervello ha una funzione specifica, e anche se alcuni aspetti rimangono ancora misteriosi, il cervello umano è complessivamente ben compreso.
Cosa succederebbe aumentando del 10% la capacità cerebrale?
Immaginate di poter accedere al 20% delle capacità cerebrali. Potremmo ottenere un controllo completo del nostro corpo. Riflettendo su questo, è sorprendente pensare che civiltà antiche come i greci e gli egiziani fossero consapevoli dell’esistenza delle cellule molto prima dell’invenzione del microscopio. E che dire di Darwin, inizialmente deriso per la sua teoria dell’evoluzione? La storia ci insegna che superare le regole e le leggi consolidate è fondamentale per il progresso.
Con circa cento miliardi di neuroni, solo il 15% è attivo in media. Le connessioni nel corpo umano superano di gran lunga il numero di stelle in una galassia, rappresentando una vasta rete di informazioni in gran parte inaccessibile. Con l’accesso al 40% delle nostre capacità cerebrali, il controllo su noi stessi e sugli altri potrebbe diventare possibile, avvicinandoci al controllo della materia stessa. Tuttavia, queste idee appartengono più al regno della fantascienza che alla realtà attuale.
Il film “Lucy” del 2014 esplora proprio questa tematica. La protagonista, interpretata da Scarlett Johansson, acquisisce gradualmente capacità cerebrali superiori grazie a una droga sintetica, CPH4, fino a raggiungere il 99% delle capacità cerebrali e l’immortalità cellulare.
Il senso della vita è condividere
La vita ha avuto inizio circa un miliardo di anni fa. Le prime cellule nervose si sono sviluppate 400 milioni di anni dopo, dando origine a forme di vita più complesse. All’inizio, i cervelli in formazione erano molto semplici, agendo più per riflesso che per intelligenza. Con l’evoluzione, gli esseri umani hanno cominciato a utilizzare una percentuale maggiore del loro cervello, raggiungendo il 10% delle capacità cerebrali, un traguardo significativo se consideriamo ciò che abbiamo realizzato con esso.
Per gli esseri umani primitivi, l’obiettivo principale era guadagnare tempo per sopravvivere. Le cellule dei nostri corpi hanno due strategie: l’immortalità o la riproduzione. Se l’ambiente è favorevole, la cellula sceglie di riprodursi, trasmettendo informazioni vitali alla cellula successiva. Questo processo di trasmissione del sapere è essenziale per la continuità della vita.
La vita ci è stata donata un miliardo di anni fa. Ora spetta a noi decidere cosa farne.
Dialogo interessante nel finale del film Lucy:
Lucy: Ogni cellula conosce e parla con ogni altra cellula. Le cellule si scambiano migliaia di bit di informazioni al secondo, si raggruppano e formano una gigantesca rete di comunicazione, che a sua volta forma la materia. Le cellule si uniscono, assumono una forma, si deformano, si riformano. Non fa differenza, è la stessa cosa. Gli uomini si considerano unici. Quindi hanno basato l’intera teoria dell’esistenza sulla loro unicità. Uno è la loro unità di misura. Ma non è così. I sistemi sociali che abbiamo costituito sono un’abbozzo. 1+1=2. Questo abbiamo imparato. Ma 1 + 1 non ha mai fatto 2. Non esistono in realtà né numeri né lettere. Abbiamo codificato la nostra esistenza per ridurla a dimensione umana, per renderla comprensibile. Abbiamo creato una scala di misura così da dimenticare la sua natura insondabile.
Samuel Norman: Ma se l’uomo non è l’unità di misura e il mondo non è governato dalle leggi della matematica, che cosa governa tutto?
Lucy: Filmi un’auto che sfreccia su una strada, velocizzi l’immagine all’infinito e l’auto scompare. Quindi che prova abbiamo della sua esistenza? Il tempo da legittimità alla sua esistenza. Il tempo è la sola vera unità di misura. È la prova dell’esistenza della materia. Senza tempo noi non esistiamo.
Samuel Norman: Il tempo è l’unità.
Voi cosa ne pensate in merito ? Potremo mai utilizzare il 90% del nostro cervello? Qual’è lo scopo della vita?