L’ultimo spenga la luce! (1/12) – di Roberto Guerrini

Il genere umano è sull’orlo di un’estinzione di massa, tuttavia la maggior parte della gente ignora questo grave pericolo.

È solo un’assurda affermazione catastrofica?

Disgraziatamente è proprio ciò che succederà… e ci sono pochissime speranze che non accada.

Il destino dell’umanità è nelle mani di una classe politica e un gran numero di capitalisti, finanzieri e imprenditori che ignorano le calamità che si stanno abbattendo e si abbatteranno su tutto il pianeta, sciagure che non coinvolgeranno solo noi, ma anche la maggior parte degli esseri viventi sulla Terra.

In questa breve opera, cercherò di spiegare la situazione nella quale ci troviamo e di indicare soluzioni ai problemi evidenziati.

L’ultimo spenga la luce!” è un libro che ho scritto, del quale pubblicherò nei prossimi giorni gli undici capitoli, nella speranza che tutti prendano coscienza del tunnel senza uscita nel quale si è infilata l’umanità.

Indice

  1. CAPITOLOil quadro
  2. CAPITOLO – Il treno
  3. CAPITOLO – il modello economico
  4. CAPITOLO – La crescita demografica
  5. CAPITOLO – La biodiversità
  6. CAPITOLO – Il riscaldamento globale
  7. CAPITOLO – Le popolazioni della Terra
  8. CAPITOLO – Le risorse energetiche, idriche e alimentari
  9. CAPITOLO – Le fonti energetiche rinnovabili
  10. CAPITOLO – Inquinamento del pianeta
  11. CAPITOLO – La sopravvivenza della specie
  12. CAPITOLO – L’ultimo spenga la luce!

Mentre si avvicina la fine delle stagioni
Ho sentito qualcuno dire
Che forse non nevicherà mai più
In Inghilterra

Fiocchi di neve nel pugno di un bimbo
Una corsa in slitta sulla collina
Sono cose che non vedremo più
In Inghilterra?

Spiegheremo ai figli dei nostri figli perché
Siamo diventati così grandi, e siamo arrivati così in alto
Abbiamo lasciato le nostre orme sulla terra
Ed abbiamo aperto un buco nel cielo

Racconteremo loro come abbiamo cambiato il mondo
E come abbiamo domato il mare
E sottomesso le stagioni che non conosceranno mai
In Inghilterra

Così guarda il vecchio mondo dileguarsi
I rimorsi non potranno rimediare a questa perdita
Non ti mancherà se non quando l’avrai già perduto
Digli addio, digli addio

Spiegheremo ai figli dei nostri figli perché
Siamo diventati così grandi, e siamo arrivati così in alto
Non ti mancherà se non quando l’avrai già perduto
Digli addio, digli addio
Alla fine delle stagioni

1989 – Seasons End – Marillion

CAPITOLO PRIMO

Il quadro

È doloroso doverlo ammettere, ma una cosa è certa, i bambini che vivono ai giorni nostri e le generazioni future malediranno chi ha abitato il pianeta Terra nell’era storica denominata rivoluzione industriale. Imprecheranno soprattutto contro coloro che, come gli ultra sessantenni di oggi (come me), hanno goduto appieno degli enormi benedici della seconda rivoluzione industriale, iniziata per convenzione nel 1870 con l’introduzione dell’elettricità e l’uso massiccio di combustibili fossili e di prodotti chimici nei processi produttivi e lavorativi.

È fuori discussione che l’evoluzione industriale ed economica della società abbia prodotto benefici incalcolabili di cui il genere umano ha goduto, basti pensare anche solo ai progressi ottenuti nel campo medico e nella qualità e aspettativa di vita delle persone. Ma se ciò è assolutamente vero se ci riferiamo ai cosiddetti paesi occidentali, dobbiamo tuttavia anche ammettere che non tutte le popolazioni mondiali hanno potuto trarre beneficio dai frutti della rivoluzione industriale. Solo per fare un esempio: le popolazioni del Terzo Mondo hanno potuto giovarsi solo in minima parte degli enormi vantaggi del progresso, pagandone spesso un prezzo salatissimo. In moltissimi casi i loro paesi sono stati costretti a subire i danni prodotti dalla civiltà dei consumi, poiché usati come discariche dei processi industriali, nonché fonte preziosa per risorse alimentari, materie prime e manodopera a basso costo. La massima manifestazione dello sfruttamento umano delle popolazioni dei paesi poveri è stata la deportazione uomini e donne dall’Africa nelle Americhe e lo schiavismo. La distruzione dell’habitat di intere regioni del Terzo Mondo è invece il risultato del ladrocinio di risorse alimentari e materie prime.

Prima di continuare ad analizzare la situazione attuale e capire cosa ci aspetta in un prossimo futuro, è bene tenere presente che la maggioranza di noi (occidentali) vive molto meglio degli imperatori e dei re del passato (e di un passato neppure troppo remoto!) perché disponiamo di beni e utilità che i sovrani di un tempo neppure si sognavano: viviamo in abitazioni provviste di impianti di illuminazione elettrica, riscaldamento e condizionamento; abbiamo in casa acqua potabile, docce, vasche da bagno e servizi igienici; i nostri liquami vengono smaltiti senza che ce ne accorgiamo e in un modo da non crearci fastidi olfattivi; dormiamo in letti dotati di materassi studiati apposta per farci riposare nel migliore dei modi; nei nostri mercati abbiamo la possibilità di scegliere il cibo in grande varietà e quantità, e siamo in grado di conservarlo inalterato per mesi e addirittura per anni; possiamo volare e fare viaggi lunghi e in un modo così rapido (sia a terra, sia per mare e sia in aria) da permetterci di raggiungere ogni punto della pianeta, e qualora non fossimo in grado di andare dove vogliamo, abbiamo la possibilità di visitare quei luoghi guardandoli sullo schermo di un televisore o di un pc; disponiamo di cure mediche e farmaceutiche che risolvono gran parte dei nostri problemi di salute; possiamo comunicare in tempo reale con chicchessia e in qualsiasi parte del mondo; libri, teatro, cinema e tv sono passatempi alla portata di ciascuno di noi e abbiamo la possibilità di frequentare locali di ritrovo, addirittura organizzati per fasce d’età; piscine, campi da calcio, tennis, basket, volley e quant’altro sono raggiungibili con facilità da ciascuno di noi.

Quello che ho elencato, e molto altro, lo dobbiamo al progresso che ha permesso alla specie umana di fare scoperte incredibili e raggiungere traguardi straordinari, in tutti i settori scientifico-disciplinari.

Vista così, sembrerebbe allora che sia stato più che giusto introdurre nella vita del genere umano l’uso dell’energia elettrica e sfruttare prodotti chimici e combustibili fossili messi a disposizione dalla natura, soprattutto se si considerano poi anche tutti gli altri grandi vantaggi che ne sono derivati.

L’energia elettricità fa funzionare i macchinari nelle fabbriche, le attrezzature elettroniche negli uffici e gli elettrodomestici nelle case, illumina le città, ci permette di estrarre in gran quantità l’acqua dai pozzi artesiani, di pompare acqua, gas, petrolio e combustibili nelle tubature, di far camminare i veicoli industriali e per il trasporto umano e delle merci, ecc.

Per quanto riguarda i prodotti chimici e i combustibili fossili l’elenco sarebbe ancora più lungo e complesso, mi limiterò perciò a citare solo alcuni di quelli che incidono di più nella nostra vita di tutti i giorni. Dalla raffinazione del petrolio otteniamo carburanti, oli e grassi sintetici e liquidi idraulici per veicoli e macchinari, gomma per pneumatici, catrame, paraffina, fertilizzanti, vernici, solventi, concianti per pelli, ecc.

È facile immaginare cosa succederebbe se non disponessimo più di energia elettrica. I macchinari della fabbriche e gli elettrodomestici nelle nostre case smetterebbero di funzionare, le abitazioni e le città resterebbero al buio, non sarebbe possibile estrarre quantità importanti di acqua dai pozzi artesiani, sarebbe inoltre impossibile pompare gas e liquidi nelle tubature e che riforniscono centrali elettriche, raffinerie, centrali di pompaggio del gas metano, e tutti i più piccoli distributori finali di energia, i depuratori si bloccherebbero, i veicoli elettrici rimarrebbero fermi. E se poi non funzionassero più computer e apparati elettronici di comunicazione, crollerebbe l’intero sistema economico.

Se invece venissero a mancare prodotti chimici e combustibili fossili, cosa accadrebbe?

Anche questa volta è facile rispondere, e il quadro sarebbe con ogni probabilità altrettanto tragico. Dovremmo rinunciare a tutte le macchine spinte da motori a combustione interna o a reazione; resterebbe fermi aerei, navi, veicoli a due ruote, automobili, autobus, autocarri, trattori, escavatoti, ecc. Non si potrà più fare manutenzione alle strade, per mancanza di asfalto, e le vie di comunicazione diventerebbero via via sempre più difficili da percorrere fino a risultare impraticabili. Crollerebbe la produzione di gomme per autoveicoli. Si dovrà tornare alle candele con la cera d’api (ammesso che nel frattempo non saremo riusciti a sterminare anche questi utilissimi insetti). Senza fertilizzanti chimici e macchinari agricoli, la produttività dei terreni calerà dell’ottanta per cento e oltre, generando carestie in tutto il mondo. La gente (solo quella che se lo potrà permettere!) tornerà a indossare scarpe in pelle con la suola di cuoio, che risulterebbero comunque rarissime sul mercato a causa della scarsità di animali da pelliccia e di prodotti per la concia delle pelli. I tessuti diventeranno costosissimi e il bambini (a piedi nudi) indosseranno di nuovo i vestiti che erano dei fratelli maggiori. La medicina tornerà a essere quella dell’inizio del novecento e i medicinali diventerebbero introvabili. L’aspettativa di vita crollerà di almeno trent’anni.

Sarà mai possibile che spariscano energia elettrica, prodotti chimici e combustibili fossili?

L’umanità continuerà a disporre di energia elettrica e di prodotti chimici, il problema semmai sarà quello di esaudire una domanda sempre crescente, legata all’aumento della popolazione mondiale e a modello economico basato sulla crescita.

Per quanto riguarda i combustibili fossili la risposta purtroppo è: sì! Sì, senza ombra di dubbio! I giacimenti di petrolio e gas naturale sono destinati prima o poi a esaurirsi. Ci sono studiosi che parlano di trent’anni, altri invece sostengono che avverrà molto prima. Tuttavia un dato è certo, gas e petrolio non sono inesauribili, né sono riproducibili (parliamo di solo gas metano, perché non siamo in grado di produrre artificialmente carbone e petrolio) nelle quantità utilizzate fino a oggi e per di più a un prezzo economicamente sostenibile.

Con la disponibilità di energia elettrica e prodotti chimici, nonché di gas combustibile, pur in quantità limitata, il quadro del futuro sarebbe meno fosco di quello fin’ora prospettato?

La risposta è no perché, insieme all’impossibilità di soddisfare una domanda di energia sempre maggiore e la fine dei combustibili fossili, altre catastrofi sono dietro l’angolo pronte a colpire l’umanità.

Disastri d’inimmaginabile gravità, strettamente collegati l’uno all’altro, saranno il prodotto di un modello economico illogico, irrazionale e irragionevole, di una crescita demografica demenziale, della distruzione incessante della biodiversità, di un riscaldamento globale divenuto ormai irreversibile, delle disparità economiche e sociali, della diminuzione progressiva di risorse idriche e alimentari, e dell’inquinamento costante del pianeta.

Qualcuno probabilmente potrà pensare che questo sia un quadro dipinto da un irriducibile pessimista, forse anche un po’ folle, ma è proprio a queste persone a cui mi rivolgo perché aprano gli occhi e ragionino su una regola semplice e basilare della Natura: niente è gratis, tutto ha un prezzo!

Abbiamo allora il dovere chiederci, per il rispetto che dobbiamo a chi ci ha consegnato un pianeta vivibile perché lo tramandassimo alle future generazioni così come lo abbiamo ricevuto, qual’è il prezzo che stiamo pagando e quello che pagherà chi verrà dopo di noi?

Noi per ora non stiamo pagando alcun prezzo, se si escludono i problemi e i disagi dovuto al cambiamento climatico, perché stiamo sfruttando risorse superiori a quelle che la Terra è capace di produrre in un anno e quelle accumulate per centinaia e centinaia di milioni di anni dagli antichi processi naturali (energia immagazzinata sotto forma di combustibili fossili). Il prezzo lo pagherà per intero chi verrà dopo di noi, e sarà salatissimo!

Negli ultimi anni stiamo provando, e solo minima parte, quel prezzo con gli effetti, per ora iniziali, di un paio soltanto delle calamità che affliggeranno il nostro pianeta: il cambiamento climatico, causato dall’emissione costante di gas serra nell’atmosfera, e le pandemie, dovute alla distruzione della biodiversità.

Abbiamo sotto i nostri occhi gli effetti disastrosi del riscaldamento globale che, ci tengo ancora una volta a sottolineare, è solo una delle catastrofi che si intravedono all’orizzonte, ciò nonostante continuiamo a correre verso una sciagura ampiamente annunciata. E così il genere umano è paragonabile a un treno impazzito che accelera malgrado alla fine dei binari ci sia soltanto un precipizio, dove inevitabilmente andrà a sfracellarsi.

Studiosi di mezzo mondo, più o meno famosi, stanno cercando da almeno sessant’anni di aprire gli occhi a chi (finanzieri, industriali e politici) può cercare di evitare che questa terribile prospettiva si realizzi. Ma questi avidi scellerati non solo non li ascoltano, addirittura fanno di tutto affinché la gente non sia informata del futuro che attende i nostri figli, nipoti e pronipoti. Gli organi d’informazione, giornali e soprattutto televisioni, si guardano bene di dare spazio a chi può far luce sui problemi del pianeta e scuotere le coscienze, lasciando invece spazio soltanto a chi è capace di rassicurare la popolazione. Incentrare l’attenzione della gente solo su una singola calamità tra le tante (il cambiamento climatico), come sta avvenendo in questi ultimi anni, fornendo per di più informazioni e soluzioni parziali e spesso forvianti, è solo uno dei modi per nascondere tutte le altre sventure che sono dietro l’angolo, di cui soffrirà in futuro la Terra e il genere umano, e cercare di non modificare il folle andazzo.

E così il treno non ha scampo, andrà a cadere nello strapiombo!

Per evitare l’estinzione dell’homo sapiens (c’è da chiedersi se l’uomo è per davvero un essere sapente), chi governa il mondo deve prendere decisioni immediate e drastiche, anche se dovranno essere per forza di cose dolorosissime.

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Roberto Guerrini
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