La signora ammazzatutti (Myra Hindley) da storia vera a film

“La signora ammazzatutti”: è questo il titolo italiano di Serial Mom, l’irriverente film di John Waters incentrato sulla vera storia di una casalinga che uccide chi non la pensa come lei in fatto di… cucina, abbigliamento, educazione e famiglia.

Kathleen Turner interpreta in modo credibile ed azzeccato il personaggio di Beverly Sutphin, moglie-mamma-angelo-del-focolare modello che si rivela una brutale assassina.

Il film mette l’accento sull’incredulità (nessuno, all’inizio, pensa che lo spietato killer possa essere una donna) e sull’accanimento dei mass media, emblematicamente rappresentati da Suzanne Somers (la bionda Chrissy di Tre cuori in affitto) che si reca al processo di Beverly per studiarne il comportamento, al fine di interpretarla in tv.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso, insomma, è il messaggio sul rapporto fra assassini e mass media che vuole inviarci Waters. Che nella riuscita esasperazione del suo film inserisce un’innegabile verità: le figure femminili delle assassine seriali lasciano il segno.

Forse per via delle statistiche, forse per via della figura della donna, angelo del focolare, tramandata di generazione in generazione; fatto sta che ogni volta che una “signora” serial killer conquista le prime pagine della cronaca non ci capacitiamo della sua crudeltà. Eppure, di assassine la nostra storia è piena. Anche di assassine seriali.

A cominciare dalla tristemente nota Elizabeth Báthory, contessa ungherese che a metà del 1400 uccise (insieme al marito e ad alcuni complici, in parte consenzienti ed in parte costretti in quanto servi della contessa) decine – forse centinaia – di ragazze innocenti.

Leggenda vuole che, oltre a trarre un malato piacere dall’altrui sofferenza, la contessa amasse fare il bagno nel sangue delle sue vittime per mantenersi giovane e bella… Vanità, il tuo nome è donna? Fino a questo punto?

Cose da pazzi. E cose d’altri tempi: dopo di lei – per fortuna – nessun’altra ha potuto far del male a tanta gente (le Regine e le guerre non contano, in questo contesto). Ciò non significa che alcune di loro non siano rimaste tragicamente impresse nella memoria collettiva.

Come Myra Hindley (foto), a cui FoxCrime dedica “Crime Specials – Myra Hindley: una donna all’ergastolo”, che insieme al suo compagno torturò orribilmente ed uccise quattro bambini ed un diciassettenne nella prima metà degli anni ’60. Myra, ribattezzata dalla stampa dell’epoca come una dei due “assassini della brughiera” originari di Manchester, venne incarcerata e condannata all’ergastolo per l’omicidio di tre delle sue cinque vittime. I dettagli e la confessione sugli altri due omicidi arrivarono quasi vent’anni dopo la sua reclusione.

Myra Hindley, che in carcere divenne l’amante di una delle guardie e tentò di organizzare la propria evasione, ha sconvolto l’Inghilterra – e il resto del mondo – con la sua freddezza, la sua indifferenza e la sua capacità di manipolare le persone (tanto che alcuni illustri personaggi, scesi in campo per difenderla mentre si proclamava innocente, si fecero convincere a condurre appelli pubblici per la sua liberazione… pentendosene, poi, amaramente).

Completamente diversa, invece, la storia di Aileen Wuornos (raccontata nel film Monster, che ha fruttato alla sua protagonista, un’irriconoscibile e bravissima Charlize Theron, un Oscar come migliore attrice). La donna, proveniente da una famiglia disadattata in cui la violenza regnava sovrana, pur di fuggire da casa finisce sulla strada e si guadagna da vivere nell’unico modo che conosce, prostituendosi.

Quando uno dei suoi clienti si dimostra violento con lei, però, Aileen decide che è arrivato il momento di reagire, di riscattarsi. E lo uccide. Da quel momento, la sua furia omicida – frutto di anni di violenze e di una forte instabilità psicologica, caratterizzata da violenti attacchi d’ira – diventa inarrestabile, e in seguito addirittura pretestuosa.

Aileen si convince di uccidere per legittima difesa, ma finisce poi per uccidere quasi “per abitudine”. Come se l’omicidio fosse diventato uno stile di vita. Aileen viene condannata alla pena di morte nel 1992 e giustiziata dieci anni dopo, il 9 ottobre del 2002, per l’omicidio di cinque persone.

Un primato poco invidiabile, che dimostra come anche i serial killers donna siano in grado di dar forma ai nostri peggiori incubi.

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Andrea
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Ciao, sono Andrea di Roma, realizzo siti web (blog e community) con wordpress da oltre 15 anni. Inoltre, sono Product Expert di Google Italia e ho fondato diversi siti tra cui il social network di YouFriend, curandone ogni aspetto. Altri miei interessi: musica, cinema e serie tv, photoshop, calcio, videogames, sushi, anime, cantare, suonare il piano e... tutto ciò che è arte.

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3 commenti

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  1. Ho sempre avuto una passione morbosa per Aileen…troppo fragile e senza pelle per poter sopportare tutta la violenza subita! Tradita pure dalla compagna,per uscirne “pulita”…!!!
    R.i.p. Aileen