Si era pensato di aver trovato dopo 126 anni la vera identità di Jack lo Squartatore a quanto pare adesso è nuovamente tutto avvolto nel mistero.
Ad assassinare le 5 donne di Whitechapel, nella Londra di fine Ottocento, potrebbe non essere stato il barbiere polacco Aaron Kosminski, additato come “sicuro” colpevole in un libro pubblicato quest’anno e basato sull’analisi del Dna grazie ad uno scialle insanguinato appartenuto ad una delle vittime.
Il risultato però sarebbe tutt’altro che incontrovertibile dato che si basa su un calcolo sbagliato, secondo alcuni esperti tra cui Sir Alec Jeffreys, l’inventore delle impronte digitali genetiche. Secondo il quotidiano The Independent, ci sarebbe stato un “errore di nomenclatura” nell’analisi del Dna, ossia un punto decimale messo nel posto sbagliato.
Il dottor Jari Louhelainen, biologo molecolare dell’università John Moores di Liverpool ed esperto di fama mondiale, aveva estratto sei frammenti dallo scialle macchiato di sangue lasciato accanto a Catherine Eddowes, e aveva trovato il DNA per incolpare Kosminski.
Identità di Jack lo Squartatore ancora un mistero
Lo scialle, conservato senza mai essere lavato, dalla famiglia di un poliziotto di servizio la notte dell’omicidio, era stato comprato nel 2007 da Russell Edwards, che aveva incaricato Louhelainen di analizzarlo.
Usufruendo della banca dati dell’Istituto di Medicina Legale, aveva confrontato il materiale genetico prelevato dallo scialle con quello di Karen Miller, discendente della Eddowes, e con quello di un discendente della sorella di Kosminski.
Le analisi riguardavano una combinazione rarissima, pari a 314,4C, che capita una volta ogni 290.000 casi, ma non sono mai state pubblicate su riviste scientifiche, bensì solo nel libro “Naming Jack the Ripper”, in cui si dichiarava il caso chiuso.
Il nome del barbiere polacco era negli appunti dell’ispettore capo dell’epoca, Donald Swanson, dove viene descritto come un ebreo polacco «di bassa estrazione sociale», mentre un altro inquirente, Melville Macnaghten ne parla come di un uomo che «odiava profondamente le donne» e che aveva «forti tendenze omicide».
Alcuni esperti però hanno fatto notare che si tratta in realtà di una mutazione di 315,5C, che avrebbe portato ad una frequenza di un caso di 29.000 ai tempi dei calcoli di Louhelainen, nel 2011.
«Se la frequenza della combinazione è veramente del 90% superiore, e non 1 su 290.000, allora ovviamente non è assolutamente significativa, e la stessa coincidenza sarebbe stata presente con praticamente chiunque avesse maneggiato lo scialle negli anni».
Secondo gli esperti quindi realmente non esiste più alcuna prova che colleghi la vittima ad Aaron Kominski.
Jeffreys non è l’unico esperto ad aver sollevato dei dubbi: il primo fu un blogger australiano appassionato di crimine, ma anche Mannis van Oven, professore di biologia molecolare forense all’Università di Rotterdam, e il professor Hansi Wassensteiner dell’istituto di medicina legale di Innsbruck, hanno dei dubbi sulle prove che si riportano nel libro. Louhelainen stesso ammette di commesso un errore di nomenclatura nell’analisi dei campioni di sangue.
Una delle tracce presenti sulla sciarpa conteneva un particolare gene mutante chiamato 314.1C, estremamente raro (presente nel Dna di circa una persona ogni 290.000), ma contenuto proprio nel Dna dei discendenti di Catherine Eddowes. Così Edwards aveva potuto confermare che la sciarpa apparteneva proprio ad una delle vittime di Jack lo squartatore.
Tra i maggiori sospettati Kosminski non è l’unico, ma c’erano anche il principe Albert Victor, duca di Clarence e nipote della regina Victoria o il pittore post-impressionista Walter Sickert. Oltre a vari altri personaggi minori come John Pizer il calzolaio.