JonBenet Ramsey – Delitto irrisolto di una bambina bellissima

Navigando in rete a caccia di notizie mi ritrovo a visionare il video di una bambina bellissima, salvo poi scoprire che fa parte delle migliaia di vittime di cui non si conosce l’assassino. La vicenda continuava sempre più a incuriosirmi man mano che leggevo l’articolo, e le ipotesi, sin dall’inizio, si sono focalizzate su soggetti fin troppo tutelati a mio avviso. Ma partiamo dall’inizio.

Il caso di omicidio di JonBenet Ramsey

JonBenèt Ramsey nasce ad Atalanta nel 1990 in una famiglia benestante, la madre, Patricia (ex Miss Virginia), nota fin da subito la sua bellezza e fa crescere sua figlia come una Barbie, esponendola fin da subito al pubblico, conciandola come se fosse di plastica. Vincerà svariati concorsi in poco tempo, che la renderanno oggetto di particolari attenzioni ed invidie.

Diventa a soli 6 anni una “piccola donna con tacchi”, trucco e vestiti non proprio consoni ad una bimba di quell’età, quindi già per questo ci sarebbe molto di cui discutere. Non vive dunque un’infanzia come tutti gli altri suoi coetanei, circondata da giochi e persone comuni, ma da servizi fotografici, concorsi e copertine, avendo addirittura un curriculum di tutto rispetto.

  • 1993: partecipa a un recital di danza a scuola.
  • 1993: partecipa a un recital di danza a scuola.
  • 1994: vince il concorso “Piccola Miss Charlevoix”. Ha 4 anni.
  • 1995: vince i concorsi “Colorado All Stars Christmas Pageant” (pageant è un termine che si riferisce alle sfilate dei concorsi di bellezza) e “Little Miss Colorado Sunburst”. A dicembre dello stesso anno partecipa alla parata di Natale “Lights of December Christmas Parade”a Boulder, dove vive.
  • 1996: un fotografo professionista la ritrae per un “portfolio”. Vince per la sua categoria nel concorso “America’s Royale Tiny Miss”. Ad agosto arriva seconda al “Sunburst National Pageant” ad Atlanta, Georgia. A novembre con la madre partecipa a una produzione musicale a Marietta, Georgia. A dicembre ancora la parata “Lights of December Christmas Parade”. Subito dopo vince il concorso “Colorado’s Little Miss Christmas”. Il 20 la bambina appare in una performance che si tiene nella sua scuola, e il 22 sfila al Southwest Plaza Mall in un altro concorso di bellezza.

La piccola, vivendo purtroppo in questo stato, non congeniale alla sua età, riscontra diversi disturbi collegati proprio al forte stress, e si nota dal fatto che ha ripreso a bagnare il letto. L’enuresi secondaria (che si verifica quando il bambino in un primo tempo raggiunge il controllo della vescica, ma riprende in seguito a bagnare il letto, anche a distanza di molto tempo) è più facilmente legata a situazioni ambientali sfavorevoli, quali stati di ansia, angoscia, di disorientamento, dovuti a situazioni nuove stressanti.

Il rapimento di JonBenet Ramsey

L’omicidio, avviene il giorno di Natale. La famiglia va a cena da amici, tornano a casa intorno alle 22, poi vanno a letto. Dei vicini testimonieranno di aver sentito un urlo di un bambino la notte tra il 25 e il 26. Al mattino i genitori trovano una lunga lettera nella quale veniva chiesto un riscatto di 118.000 dollari per riavere la bambina, e non avrebbero dovuto chiamare la polizia altrimenti sarebbe morta.

lettera del riscatto

I genitori invece, chiamano non solo la polizia, ma anche tutto il vicinato e alcuni amici stretti. La polizia quando arriva, trova una casa invasa da gente che ne limiterà le indagini, in quanto, tutti gli elementi verranno alterati. Aspettano invano una telefonata dai rapitori, che però non arriverà mai. Solo più tardi decidono di cercare nella casa, partendo dalla cantina e facendo la macabra scoperta, JonBenèt non aveva mai lasciato la casa.

È riversa supina, con le braccia verso l’alto, avvolta in una coperta bianca. Del nastro adesivo le copriva la bocca e polsi e collo erano legati con una corda. Un manico rotto di un pennello era stato usato per avvolgervi attorno un capo della corda per formare una garrotta.

L’autopsia ed i primi sospetti

L’autopsia confermò la morte per strangolamento. Evidenziò inoltre un grave trauma cranico e segni di abuso sessuale. In una stanza vicino alla cantina, fu trovata sotto ad una finestra di dimensioni ridotte, una valigia, nella quale probabilmente, avrebbero voluto introdurre il copro della bambina, cosa che però non accadde.

Molte furono le ipotesi ma i sospetti caddero dal principio sui genitori che hanno speso migliaia di dollari per provare la loro innocenza. Visto che il padre era un uomo di tutto rispetto e con molte conoscenze importanti, i sospetti passarono dai genitori, ad un maniaco, che si era introdotto in casa dall’unica finestra aperta, che portava proprio dove fu trovata la valigia. Non furono però trovati segni di orme in prossimità.

Il colpevole inaspettato

Qualche anno dopo, un insegnante della bambina, si autoaccuso di essere il colpevole di questo omicidio, confessò di aver amato la bambina e di essere andato in quella casa per portarla via con se. L’ex moglie, però, confermò che quella notte aveva passato tutto il tempo con lei, quindi non poteva essere il colpevole. Dopo alcune indagini fu scagionato e i sospetti ricaddero sui personaggi iniziali, soffermandosi sul fratello, allora anche egli minorenne (10 anni al momento del delitto).

Quello che portò gli investigatori a sospettare di lui, fu il fatto che maltrattava la sorella, arrivando anche a picchiarla talvolta. Il ragazzo era sempre stato messo da parte, in secondo piano rispetto tutte le attenzioni che venivano concesse alla sorella; la la prima cosa che disse quando vide la polizia entrare in casa fu: “JonBenèt è stata accoltellata”, cosa che nessuno poteva sapere. I Ramsey hanno sempre sostenuto che il ragazzino dormiva quella mattina e fu svegliato dagli amici che lo portarono via da lì.

Ma nella chiamata al 911 di Patsy, che non riattaccò immediatamente dopo aver dato l’allarme, si sente chiaramente la sua voce e quella del padre che gli risponde. Dei testimoni raccontarono che Burke quella mattina aveva interesse solo per il suo nuovo videogame ricevuto per Natale e, in seguito, dichiarò tranquillamente : ”Andrò avanti con la mia vita”. I segni di trascinamento rilevati sul corpo della bambina, fanno pensare che appunto sia stato lui il colpevole in quanto un adulto l’avrebbe potuta sollevare senza particolare sforzo. Ma anche altri indizi portavano a questa conclusione.

1) Le legature ai polsi erano sì strette, ma la corda era lunga tra un polso e l’altro, e il nodo debole. Se la bambina fosse stata cosciente mentre veniva uccisa, quel tipo di contenimento non sarebbe servito a tenerla ferma, per cui è stata una messinscena.

2) Sul corpo era stata messa una coperta, quasi a protezione: sono atteggiamenti tipici di chi ha una stretta relazione con la vittima.

3) Sul cerotto applicato alla bocca c’era la perfetta impressione delle labbra chiuse. Non c’è stato alcun tentativo di aprire la bocca e di fare pressione con la lingua. Altro segno che la piccola era immobile.

4) L’autopsia ha rilevato abuso sessuale cronico. (non sembra risultare dal referto, NdT).

5) La madre, che teneva tantissimo al proprio aspetto, il giorno della tragedia era vestita esattamente come la sera prima, come se non si fosse mai spogliata e non è stata mai completamente esclusa come autrice della lettera di riscatto. I fogli su cui fu scritta provenivano dal suo blocco note. Il punto in cui fu trovata era su un percorso da lei usualmente fatto solo la mattina quando scendeva in cucina. .

6) La casa non presentava alcun segno di effrazione. Alla base della finestra rotta la polizia trovò delle ragnatele intatte.

7)  Nessuno poteva sapere che dal seminterrato un urlo si sente meglio dall’esterno che dal terzo piano dove dormivano i genitori, quindi il rapitore doveva agire rapidamente ed era quindi impensabile che si soffermasse prima ad ucciderla, poi a salire sopra e scrivere una lettera di riscatto…

8) Non fu fatta nessuna chiamata da alcun rapitore.

JonBenet Ramsey The Story Video

Conclusioni

Io, una mia opinione su questo caso di omicidio irrisolto me la sono fatta, e credo fortemente che il delitto sia strettamente collegato all’interno nel nucleo familiare. E voi?

Quasi 30 anni dopo, Ramsey, che ad oggi ha 80+ anni, spera ancora che l’assassino di sua figlia possa essere finalmente trovato. È convinto che i progressi nella tecnologia del DNA, inclusa la genealogia genetica che ha aiutato a risolvere diversi casi irrisolti di alto profilo, siano la chiave per risolvere questo mistero. abcnews

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Andrea
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Ciao, sono Andrea di Roma, realizzo con passione siti web (blog e community) dal 2008. Inoltre, sono Product Expert di Google Italia e ho fondato diversi siti tra cui il social network di YouFriend. Mi trovate Online anche con il nickname Urienmad! Tra gli altri miei interessi ci sono: musica, cinema e serie tv, photoshop, calcio, videogames, sushi, anime, cantare, suonare il piano e... tutto ciò che è arte.
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