Se stai cercando una spiegazione chiara e degli esempi esaustivi di come e quando si deve utilizzare la virgola in italiano, hai aperto proprio l’articolo che fa al caso tuo.
Ho spulciato un po’ su Internet e mi sono accorta che molti siti non hanno le idee chiare su questo argomento, sostenendo che la virgola è obbligatoria in alcuni casi (quando invece è solo facoltativa!) e facoltativa in altri (quando, al contrario, è obbligatoria!). Che confusione!
Si può usare la E dopo la virgola?
La virgola è talmente ostica da generare dubbi continui circa il suo utilizzo. Una delle domande più frequenti è: posso scrivere la virgola dopo la “e”?
Devi innanzitutto capire che la virgola è forse il segno di punteggiatura più arbitrario che esista: ci sono casi in cui è d’obbligo usarla, ma ci sono altrettante situazioni in cui il suo utilizzo dipende esclusivamente dalla soggettività dello scrivente. Ti faccio un esempio concreto. Osserva queste due frasi:
- Alla festa di Maria ho mangiato troppo, ho bevuto tanto, e ora non mi reggo più in piedi;
- Alla festa di Maria ho mangiato troppo, ho bevuto tanto e ho riso a crepapelle.
Qualcuno ti dirà che dopo la virgola non va messa la congiunzione “e”. In realtà, non è sempre vera questa regola. Nel primo esempio, infatti, la virgola prima della “e” non è un errore perché il concetto espresso alla fine – e ora non mi reggo più in piedi – da un punto di vista logico è leggermente diverso dai due concetti iniziali – ho mangiato troppo e ho bevuto tanto. Inoltre, in questo caso, la virgola e la “e” enfatizzano il fatto che ora, in questo istante, non mi reggo più in piedi dopo aver mangiato e bevuto tanto (in un tempo precedente). Insomma, è una tua scelta mettere la virgola o meno in contesti simili.
Nel secondo esempio invece la virgola prima della “e” stonerebbe perché i tre concetti – ho mangiato troppo, ho bevuto tanto e ho riso a crepapelle – sono simili: si sta descrivendo ciò che il soggetto (“io”) ha fatto alla festa di Maria: una serie di azioni in sequenza, potremmo dire.
Una frase come questa: Ho mangiato pasta, carne, e pollo è sicuramente inaccettabile da qualsiasi punto di vista perché non ha logicamente senso separare il “pollo” dalla “pasta” e dalla “carne”.
Si potrebbe chiudere un occhio solo se si volesse rendere per iscritto alcune caratteristiche dell’oralità. Ad esempio, se io fossi intollerante al pollo, avessi mal di pancia, e qualcuno mi chiedesse: “Cosa hai mangiato?” potrei rispondere: “Ho mangiato pasta, carne, E POLLO!” separando il “pollo” dagli altri alimenti per porre su di esso l’attenzione. Anche se, in questo caso, sarebbe forse più efficace l’uso dei puntini di sospensione: “Ho mangiato pasta, carne . . . e pollo! Nel corso dell’articolo si avrà comunque modo di approfondire questo aspetto.
Nel caso di frasi e periodi molto lunghi, la virgola e la “e” hanno la funzione di rendere la lettura molto più scorrevole e organica.
Dopo questa premessa doverosa, andiamo avanti!
Che cosa è la virgola e diversi esempi
La virgola è un segno di punteggiatura di cui tutti facciamo normalmente uso per evitare che i nostri testi risultino incomprensibili e caotici. Immagina di trovarti di fronte un testo simile:
Ho visto un film con Andrea che non mi è piaciuto perché innanzitutto è durato troppo poi gli attori non sapevano recitare la storia era abbastanza insipida come del resto tutte quelle scritte da Pinco Pallino le ambientazioni erano pessime la regia lasciava a desiderare e non lo consiglierei mai a nessuno nemmeno se fosse l’ultima pellicola cinematografica rimasta al mondo.
Sono sicura che sei arrivato al punto con il fiatone e la lingua di fuori. Facciamo un secondo tentativo:
Ho visto un film con Andrea che non mi è piaciuto perché, innanzitutto, è durato troppo; poi, gli attori non sapevano recitare, la storia era abbastanza insipida (come del resto tutte quelle scritte da Pinco Pallino), le ambientazioni erano pessime, la regia lasciava a desiderare, e non lo consiglierei mai a nessuno, nemmeno se fosse l’ultima pellicola cinematografica rimasta al mondo.
Che dici? Va meglio, no?
La virgola va usata con buon senso: se mettiamo poche virgole, possiamo risultare incomprensibili; se ne mettiamo troppe, il nostro discorso risulta spezzettato. Ad esempio:
Ho detto ad Andrea che, stasera, vorrei guardare un film, di animazione, che non sia troppo lungo, perché, come lui ben sa, mi annoio, abbastanza facilmente.
Ti accorgi subito che un testo del genere impone troppe pause ed è poco omogeneo.
Bene. Fatte le dovute premesse, vediamo quando va messa la virgola e quando no, e come si usa questo bellissimo segno di punteggiatura.
Separare gli elementi di un elenco
Devi obbligatoriamente usare la virgola per separare gli elementi di un elenco semplice. L’esempio più comune è la lista della spesa:
Devo ricordarmi di comprare queste cose: il latte, lo zucchero, il cacao, il caffè e una bottiglia di spumante.
Perché ho specificato che l’elenco deve essere semplice? Nel caso di un elenco complesso, per separare gli elementi occorre utilizzare non la virgola, bensì il punto e virgola:
Devo ricordarmi di comprare queste cose: il latte per la colazione di Andrea, altrimenti mi uccide; lo zucchero, perché tra un po’ sarò costretta a utilizzare il sale per dolcificare; il cacao, il caffè e una bottiglia di spumante.
Se provi a sostituire il punto e virgola con la sola virgola, ti accorgi subito del fatto che l’elenco diventerebbe un ammasso di cose messe insieme in maniera confusionaria. Ho fatto un articolo sul punto e virgola, te lo lascio qui sotto nel caso in cui volessi chiarirti qualche dubbio sul suo utilizzo.
Separare due o più proposizioni coordinate
Devi obbligatoriamente mettere la virgola anche quando vuoi separare due o più proposizioni coordinate. Facciamo un esempio:
Pippo è un bravo ragazzo: aiuta in casa, svolge i compiti con parsimonia, non disubbidisce ai suoi genitori, è gentile, generoso e non fa mai i capricci.
Credo che difficilmente uno scrivente possa avere dubbi su questo punto.
Separare una proposizione principale da una subordinata
La grammatica italiana ti obbliga a usare la virgola anche quando devi separare una proposizione principale da una subordinata con cui non è strettamente collegata. Ad esempio:
- Ti comprerò un regalo, nonostante tu abbia detto che non ne vuoi ricevere;
- Sebbene io sia di malumore, ho deciso di vedermi con i miei amici;
- Quando avrai finito di fare i capricci, siediti a tavola a mangiare.
Gli esempi 2 e 3 sono particolarmente interessanti perché mostrano come la virgola sia obbligatoria quando la subordinata precede la principale. Se leggete ad alta voce queste frasi, capite facilmente che tra la subordinata e la principale occorre un respiro, una piccola pausa. Questo “respiro”, dal punto di vista grafico, si concretizza nell’uso della virgola.
Separare gli incisi
La virgola è necessaria per separare gli incisi dal resto della frase. Gli incisi sono quelle espressioni o quei sintagmi che tu aggiungi in una frase ma che potrebbero benissimo essere omessi. Ad esempio:
La mamma mi ha detto che, se vuoi, puoi invitare il tuo amico a cena.
“Se vuoi” è un inciso: possiamo ometterlo dalla frase senza modificarne in alcun modo il senso.
Con però, infatti, tuttavia, ma, invece, che . . .
La virgola va opportunamente messa (ma non è detto che sia d’obbligo!) in presenza di connettivi come però, infatti, tuttavia, oppure prima di congiunzioni come ma e o:
- Andrea è un bravo ragazzo, però a volte mi fa proprio arrabbiare;
- Mario, infatti, si è licenziato proprio per colpa tua;
- Penso che tu stia mentendo; tuttavia, voglio darti ancora una possibilità;
- Vorrei uscire, ma fuori non fa bel tempo;
- Ciò che ho scoperto, invece, mi ha fatto ricredere.
- Il libro di tua sorella, che mi ha entusiasmata, l’ho fatto leggere pure a mia madre.
- Vuoi un po’ di vino, o stai bene così?
Attenzione. Osservate questa frase:
Luigi è bello ma arrogante.
In questo caso la virgola non va messa prima del ma perché non ha logicamente senso separare due aggettivi.
Alcuni mi hanno chiesto se, in alcuni casi, prima del ma si possono mettere i due punti. Ad esempio:
Non riesco proprio a capire Luca: ma come si è permesso di rispondere male alla professoressa?
In questa frase i due punti sono corretti; il problema, però, è che è sbagliato scrivere il “ma”. Il “ma” lo utilizziamo molto nel linguaggio parlato colloquiale, però ne facciamo un uso scorretto. Il ma, infatti, è una congiunzione avversativa e quindi crea un‘opposizione tra due concetti: Vorrei dormire, ma non riesco perché sono preoccupata per l’esame di domani. Noi lo utilizziamo, sbagliando, anche quando un’opposizione non esiste: Ma dimmi un po’ come ti chiami. Questa è una tipica frase del linguaggio colloquiale informale.
Ancora una cosa sul “ma”. Di solito, si dice che non si inizia mai una frase con il “ma”. Questo può essere vero nel caso di frasi semplici, di periodi brevi. Nei periodi lunghi oggigiorno lo si trova benissimo e non è un errore. Ad esempio:
Speravo che le cose si sarebbero sistemate. Ma mi ingannavo.
Dipende molto anche dall’effetto stilistico che volete produrre.
Anche l’esempio 7 è interessante e presenta molte sfumature ed eccezioni. In una frase come: Vuoi il latte o il caffè? la virgola è del tutto inutile, a meno che non vogliate produrre effetti stilistici particolari. Se mettessimo la virgola, Vuoi il latte, o il caffè? otterremmo l’effetto di enfatizzare il “caffè” perché magari sappiamo essere la bevanda preferita del nostro interlocutore. In questo senso, la virgola funziona un po’ come i puntini di sospensione: Vuoi il latte . . . o il caffè?
Le regole grammaticali si possono violare laddove la violazione si renda necessaria per motivi prettamente stilistici.
Evitare ambiguità
Confrontiamo queste due frasi:
- Mario ha un solo gioco che non gli piace;
- Mario ha un solo gioco, che non gli piace.
Qual è la differenza? Nell’esempio 1 si sta dicendo che Mario ha un solo gioco (tra tutti gli altri in suo possesso) che non gli piace; nell’esempio 2, invece, si sta dicendo che Mario ha un solo gioco (non ne possiede altri!) e quello stesso gioco non gli piace.
Vedi? In base alla presenza/assenza della virgola, cambia il significato di ciò che vuoi dire.
Quando la virgola non va messa?
A questo punto, dopo aver spiegato come e quando si usa la virgola, vediamo quando la virgola non va mai utilizzata!
La virgola non va mai messa nei casi seguenti:
Tra soggetto e verbo
Esempio: La mia maestra, è proprio brava. Questa frase è sbagliata perché la virgola separa il soggetto e il verbo, che non devono mai essere divisi!
Esistono anche qui delle eccezioni che vedremo brevemente alla fine, e che si ricollegano sempre al discorso della violazione della grammatica a favore di effetti stilistici specifici.
Tra verbo e complemento oggetto
Esempio: Ho comprato, un mazzo di fiori. L’uso della virgola tra il verbo e il complemento oggetto è un errore da evitare sempre!
Prima di frasi oggettive
Esempio: Ho detto, che sei un bravo bambino. Non si deve mai separare il verbo dalla frase oggettiva che lo segue.
Le frasi oggettive sono subordinate che fungono da complemento oggetto per la frase principale: Ho detto (che cosa?) che sei un bravo bambino.
Dopo il che, se questo introduce una proposizione
Esempio: Ho detto che, sei un bravo studente.
Questa frase è simile a quella precedente, con la differenza che la virgola è dopo e non prima del “che”.
A proposito, la virgola non va mai messa prima del che, se non si tratta di un inciso:
La penna, che mi hai prestato, non funziona.
Le virgole qui sono sbagliate perché il “che” introduce una frase relativa (che non si può omettere senza cambiare il senso di ciò che vogliamo dire) e non un inciso (che si può anche omettere). Quale penna non funziona? Quella che mi hai prestato, non una qualsiasi!
Chiariamo meglio alcuni punti. Partiamo da questa frase:
Gli spettacoli del circo che sono messi in scena nella mia città, hanno molta popolarità.
Si tratta di un periodo scorretto dal punto di vista grammaticale. Perché? Il soggetto è “gli spettacoli del circo”, mentre il verbo è “hanno molta popolarità”. Tra soggetto e verbo non ci vuole la virgola (lo abbiamo detto nel punto 1). Ti ho fatto questo esempio per farti capire come si possa facilmente sbagliare punteggiatura quando le frasi iniziano a diventare abbastanza lunghe.
Dopo “circo” occorre la virgola? Ragioniamo:
- Gli spettacoli del circo che sono messi in scena nella mia città hanno molta popolarità;
- Gli spettacoli del circo, che sono messi in scena nella mia città, hanno molta popolarità.
Queste due frasi sono diverse. Lo abbiamo già visto sopra, nell’esempio di Mario e del suo gioco che non gli piace.
La frase 1, senza virgole, significa questo: gli spettacoli del circo che hanno molta popolarità sono quelli messi in scena nella mia città.
La frase 2 ha un altro significato: gli spettacoli del circo (in generale, non quelli della mia città!) hanno molta popolarità e (informazione di contorno) sono messi in scena nella mia città.
In questo caso la virgola va messa o meno in base al significato che vuoi attribuire alla tua frase, evitando qualsiasi tipo di ambiguità.
La virgola non è proprio un gioco, eh?
Ulteriori considerazioni
Come hai visto, la questione è davvero spinosa. Una piccola virgola ha il potere di creare un dibattito molto acceso.
Oggigiorno non è semplice spiegare come e quando va messa la virgola, perché esistono sicuramente degli obblighi – e lo abbiamo visto nel corso di questo articolo – però le eccezioni sono tantissime e l’uso della punteggiatura a volte è davvero arbitrario e dipende dalle scelte del singolo scrivente.
Prendiamo una frase come: Mario, ha rubato la penna di Maria. Abbiamo ripetuto più volte come tra soggetto (Mario) e verbo (ha rubato) la virgola non va mai messa; tuttavia, se si vogliono creare degli effetti stilistici particolari, è possibile trasgredire le regole grammaticali. Ovviamente, in situazioni alquanto circoscritte e in caso di costrutti specifici.
Nell’esempio appena citato – Mario, ha rubato la penna di Maria – la virgola tra soggetto e verbo ha lo scopo di puntare il focus su Mario. Si tratta di un costrutto particolare, frequente nel linguaggio parlato, che ha lo scopo di mettere in primo piano il soggetto che compie un’azione. Per capire ciò che voglio dire, bisogna creare un piccolo dialogo:
- Chi ha rubato la penna di Maria?
- Mario, ha rubato la penna di Maria.
A rubare la penna di Maria è stato Mario, non Luca, Giovanni o qualcun altro. Pronunciate questa frase ad alta voce. Su Mario c’è un picco intonativo. Chi ha rubato la penna? MARIO, ha rubato la penna. Se togliessimo la virgola, l’effetto sarebbe diverso.
Altro caso simile:
- Che cosa hai mangiato?
- Un gelato, ho mangiato.
Qui ci troviamo di fronte ad un costrutto che prende il nome di “dislocazione a sinistra” perché il complemento oggetto, che di solito sta a destra (“Ho mangiato un gelato”), viene spostato a sinistra, separato dal verbo tramite la virgola, per porre l’accento sul fatto che il cibo mangiato è un gelato e non, ad esempio, un biscotto.
Gli esempi appena citati aiutano a capire come si possa trasporre nello scritto caratteristiche dell’oralità, rendendo sulla carta l’espressività dei dialoghi.
Potrei continuare a scrivere all’infinito, mostrandoti tutte le sfumature possibili e immaginabili. Ad esempio:
- Io penso che tu invece abbia torto;
- Io penso che tu, invece, abbia torto.
Quando ti ho parlato dell’uso della virgola con però, ma, invece . . . ti ho detto che non sempre la virgola è d’obbligo. In questo caso, infatti, entrambe le frasi sono giuste. Esiste una differenza, ma è davvero minima: se scrivi “invece” tra le due virgole, è come se tu lo stessi rimarcando, come se lo stessi pronunciando con un picco intonativo. Io penso che tu, INVECE, abbia torto. Questo picco intonativo si perde nell’esempio 1, ma ciò non vuol dire che sia un errore omettere le virgole.
Come ti ho già ripetuto, spiegare quando e dove va messa la virgola significa chiamare in causa tutta una serie di situazioni testuali immensa. Qualsiasi esempio che ho fatto potrebbe essere teoricamente modificato e adattato ai contesti più disparati.
Con questo articolo spero di averti aperto un po’ di più gli occhi su questo argomento. Nella maggior parte dei casi infatti la virgola è una questione di scelte stilistiche e di sfumature.
P.S. I lettori più accorti avranno visto che non ho messo “infatti” tra le virgole. Bravi! L’ho fatto apposta per farvi capire che è possibile anche scriverlo così, e nessuno può dirvi che è un errore di punteggiatura!
Diffidate dai fanatici della lingua italiana che si spacciano per Accademici della Crusca. La stessa Crusca sulla punteggiatura è davvero poco rigida.
Spero di esserti e di esservi stata utile. Alla prossima!
Io non ho nessuno scopo e sono felice.
Io non ho nessuno, scopo e sono felice