Da stilista intramontabile a “spia” nazista e “antisemita”. Sarebbe questo il volto più oscuro e nascosto di Gabrielle Bonheur Chanel, in arte Coco Chanel.
Una delle celebri frasi di COCO CHANEL era: “Per essere insostituibili bisogna essere diversi”, lei di sicuro non era una donna qualsiasi. Nuovi documenti, pubblicati in un libro in uscita negli Stati Uniti dal titolo “Al letto con il nemico – La guerra segreta di Coco Chanel”, dimostrerebbero che la famosa stilista e icona francese sia stata una spia nazista.
Hal Vaughan, autore della biografia, spiega: “Coco Chanel era fieramente antisemita già prima dell’avvento al potere di Adolf Hitler in Germania. Odiava ebrei, sindacati, socialismo, comunismo e massoneria”.
Coco Chanel in rapporto con reich
Voci dei rapporti fra Chanel e il reich non sono nuove infatti girano fa tempo, e Vaughan attraverso numerosi documenti recuperati negli archivi francesi, tedeschi, inglesi e americani, tra cui un documento redatto dalla polizia francese nel 1946, racconta nuovi particolari di questa storia.
Tutto cominciò nel 1940 quando Chanel all’età di 57 anni venne reclutata dall’Abwehr, settore dell’intelligence tedesca con scopi difensivi assoldato da Adolf Hitler, iniziando così a lavorare per i tedeschi con la matricola F-7124 e il nome in codice Westminster, dal suo amante e amico il duca di Westminster.
Il coinvolgimento di Chanel col regime nazista sarebbe cominciato al momento del crollo dell’esercito francese nel 1940.
Le missioni di Coco per Hitler
Hitler la usò per due obiettivi: intrecciare una trattativa segreta con Winston Churchill, con il quale aveva un’amicizia, e stabilire un contatto diretto con il duca di Windsor, l’ex re Edoardo VIII, noto per le sue simpatie nei confronti del Terzo Reich. Finita la guerra, sarebbe stato proprio Winston Churchill a intervenire presso le autorità francesi per evitare a Coco Chanel un processo per collaborazionismo.
Secondo il libro di Vaughan, l’agente Westminster, avrebbe compiuto missioni in Spagna, in Marocco e ovviamente a Parigi. Grazie al suo lavoro di agente avrebbe conosciuto il barone Hans Gunther von Dincklage, detto “Spatz”, ufficiale nazista di alto livello con il quale Chanel ebbe una lunga relazione.
Fu proprio questa relazione con ufficiale che la introdusse nelle alte sfere naziste, tanto da essere inviata nel 1943 a Madrid per cercare di mediare, grazie anche alla sua amicizia con Winston Churchill, una tregua con gli ufficiali britannici di stanza lì.
Inoltre Chanel avrebbe approfittato delle sue conoscenze per recuperare il business del profumo che aveva venduto nel 1924 a una famiglia ebrea, sperava che, date le leggi razziali che impedivano agli ebrei di possedere imprese, l’azienda potesse essere confiscata e restituita a lei.
Il tentativo andò a vuoto perché la famiglia ebrea aveva già venduto la a un uomo d’affari tedesco. In più la stilista, secondo l’autore, sperava così di ottenere la liberazione di un nipote, Andrè, imprigionato in un campo tedesco.
Grazie a Spatz, Chanel durante gli anni dell’occupazione tedesca in Francia visse al settimo piano del Ritz di Parigi, hotel che era frequentato da gerarchi nazisti come Goering e Goebbels.

Il Famoso profumo che Coco creò nel 1922 fu portato al successo grazie ai fratelli Wertheimer, che possedevano la maggioranza della società, la stilista deteneva solo il 10% dell’azienda, e cercò di sfruttare i suoi agganci con i nazisti per estromettere i Wertheimer. Senza successo visto che gli eredi ne fanno ancora parte.
Edmonde Charles-Roux, autore nel 1974, a tre anni dalla morte del genio francese, di una sua biografia non è convinto delle nuovi voci e afferma: “Io non ho mai sentito parole antisemite, non lo avrei mai sopportato”.
Sul rapporto tra Chanel e il regime nazista molto è venuto fuori negli ultimi decenni, soprattutto per via della sua storia d’amore con un ufficiale tedesco, il barone Hans Gunther von Dincklage.
Secondo Hal Vaughan “Coco Chanel potrebbe essere stata manipolata dal suo amante tedesco, ma era un’opportunista”.
Nella nuova biografia, inoltre, si farebbe riferimento anche a “dodici citazioni antisemite”. Accuse pesantissime, rimandate subito al mittente dal gruppo Chanel, ancora appartenente alla famiglia di Pierre Wertheimer, storico socio di Coco Chanel.
Del coinvolgimento di Chanel con il nazismo ne aveva già parlato un dettagliato documentario della BBC ondato in onda nel 1995 ed anche un libro apparso in Francia nel 2007, «Les comtesses de la Gestapo»: è noto infatti che durante l’occupazione tedesca la stilista abbia vissuto all’hotel Ritz di Parigi, coinquilina del Reichsmarshall Hermann Goering e delReichsminister Joseph Goebbels.