Se non avete mai visto la meravigliosa Basilica di Santa Sofia ad Istanbul, ve lo consiglio. Aya Sofya, dal greco Haghia Sofia, conosciuta anche come Chiesa della Divina Sapienza; è una meravigliosa costruzione unica al mondo.
Non è solo una chiesa, ma anche moschea e museo; fu costruita nel 537 ed è uno dei più grandi esempi superstiti di architettura bizantina. Fu edificata per volere dell’imperatore bizantino Giustiniano I, per rappresentare la maestosità dei regni celesti sulla terra.
La basilica di Santa Sofia è uno dei monumenti principali di Istanbul. Fu dedicata alla Sophia (la sapienza di Dio). Rimase basilica e cattedrale cristiana fino al 1453; successivamente fu moschea fino al 1931, e infine museo dal 1935.
Divenne famosa anche per la sua enorme cupola, apice dell’architettura bizantina, che fu terminata nel 537.
Storia della basilica di Santa Sofia
Giustiniano I, architetto per la costruzione della basilica, scelse Isidoro di Mileto e il fisico e matematico Antemio di Tralle per la costruzione di questa struttura; quest’ultimo morì durante il primo anno di lavori.
L’imperatore coinvolse tutto l’impero per recuperare il materiale necessario: colonne ellenistiche dal tempio di Artemide di Efeso, grandi pietre dalle cave di porfido egiziane marmo verde dalla Tessaglia, pietra nera dalla regione del Bosforo e pietra gialla dalla Siria.
Furono impiegate più di diecimila persone nel cantiere. La basilica di Santa Sofia fu inaugurata dall’imperatore, insieme al patriarca Eutichio, il 27 dicembre 537 con una celebrazione maestosa.
I mosaici all’interno della chiesa furono completati solo sotto il regno dell’imperatore Giustino II, 565-578. La grande chiesa divenne la sede del patriarca di Costantinopoli e il luogo principale per le cerimonie imperiali dei reali bizantini, come le incoronazioni.
Nel mesi di agosto del 553 e il 14 dicembre 557 si verificarono dei terremoti che provocarono delle fessurazioni nella cupola centrale e nella semicupola orientale. Il terremoto, che avvenne il 7 maggio del 558, fece crollare completamente la cupola principale distruggendo l’ambone, l’altare e il ciborio.
La causa principale dell’incidente fu la portante troppo alta e al carino della cupola che era troppo piatta. Questi elementi determinarono la deformazione dei piloni che sostenevano la cupola. Giustiniano ordinò la sua immediata riparazione.
I lavori furono affidati a Isidoro il Giovane, nipote di Isidoro di Mileto, che usò materiali più leggeri ed innalzò la cupola di altri 6,25 metri; conferì così all’edificio la sua altezza interna attuale di 55,6 metri. La ricostruzione finì nel 562 e la celebrazione della sua riconsacrazione fu presieduta dal Patriarca Eutichio il 23 dicembre 562.
La basilica di Istanbul subì successivamente altri gravi danni, grande incendio nell’859 e un altro terremoto avvenuto l’8 gennaio 869 che fece quasi collassare di nuovo la cupola. L’imperatore Basilio I ordinò che la chiesa fosse riparata.
Il 25 ottobre del 989 avvenne un nuovo grande terremoto che rovinò la cupola grande, i lavori principali interessarono l’arco occidentale e una parte della cupola.
La riparazione del danno richiese sei anni di riparazioni e la chiesa fu riaperta il 13 maggio 994. Quando ci fu la presa di Costantinopoli, durante la Quarta Crociata, la chiesa venne saccheggiata e profanata dai cristiani latini.
Lo storico bizantino Niceta Coniata delineò come furono rubate dalla chiesa molte reliquie, tra cui una pietra della tomba di Gesù, il latte della Vergine Maria, il sudario di Gesù e le ossa di alcuni santi, portate verso le chiese dell’ovest.
Durante il periodo dell’occupazione latina di Costantinopoli, 1204-1261, la chiesa divenne una cattedrale cattolica romana. Baldovino I di Costantinopoli fu incoronato imperatore il 16 maggio 1204 a Santa Sofia.
Enrico Dandolo, doge di Venezia fu sepolto all’interno della chiesa, anche se i restauri effettuati tra il 1847 e il 1849 hanno lasciato alcuni dubbi sull’autenticità della tomba del doge.
Nel 1261, dopo la riconquista della città da parte dei Bizantini, la chiesa si trovava in uno stato fatiscente. L’imperatore Andronico II. Nel 1317 ordinò la costruzione di quattro nuovi contrafforti.
Un nuovo terremoto provocò danni alla struttura e la chiesa restò chiusa fino al 1354, quando terminarono le riparazioni effettuate dagli architetti Astras e Peralta.
Nel 1453 il Sultano Maometto II assediò Costantinopoli promettendo ai suoi soldati tre giorni di libero saccheggio se la città fosse caduta, dopo di che avrebbe rivendicato le ricchezze per sé.
La Basilica di Santa Sofia non fu risparmiata al saccheggio in quanto gli invasori credevano che vi fossero al suo interno i tesori più grandi della città. La struttura fu profanata e quando il Sultano e la sua corte entrarono nella chiesa ordinò che venisse trasformata in una moschea.
Maometto ordinò la pulizia e la riqualificazione, fece aggiungere i minareti e intonacare i mosaici parietali. Nel 1481 circa un piccolo minareto venne eretto all’angolo sud-ovest dell’edificio, sopra la torre delle scale.
Il successivo sultano, Bayezid II, 1481-1512, fece realizzare un altro minareto all’angolo nord-est, uno di questi cadde per via del terremoto del 1509, e nella metà del XVI secolo entrambi furono sostituiti da due nuovi minareti, posti agli angoli est e ovest dell’edificio.
Nel XVI secolo il sultano Solimano il Magnifico, 1520-1566, riportò dalla sua conquista dell’Ungheria due colonne colossali che vennero collocate su entrambi i lati del miḥrāb.
Durante il regno di Selim II, 1566-1577, l’edificio cominciò a dare segni di cedimento; fu rinforzato con l’aggiunta di supporti strutturali al suo esterno a cura dell’ architetto ottomano Mimar Sinan.
Egli sistemò la struttura storica bizantina ma costruì anche i due grandi minareti supplementari all’estremità occidentale del palazzo e il mausoleo del sultano. In più, una mezzaluna d’oro fu installata sulla sommità della cupola.
Intorno all’edificio fu imposta una zona di rispetto, larga circa 24 m, per cui si dovette abbattere tutte le case che nel frattempo erano state edificate attorno ad esso.
Successivamente vennero aggiunte la galleria del sultano, un minbar decorato con marmi, una pedana per il sermone e una loggia per il muezzin. Nel 1717, con il sultano Ahmed III, 1703-1730, fu ristrutturato l’intonaco degli interni.
Il restauro più importante della chiesa di Aya Sofya fu quello ordinato dal sultano Abdul Mejid I. fu completato da 800 lavoratori tra il 1847 e il 1849 sotto la guida dell’architetto ticinese Gaspare Fossati.
Questi fu assistito dal fratello Giuseppe Fossati, ingegnere. I due fratelli rafforzarono la cupola e le volte, raddrizzarono le colonne e rinnovarono la decorazione degli esterni e degli interni.
I mosaici bizantini rimasti vennero scoperti e poi ricoperti con uno strato d’intonaco; i vecchi lampadari furono sostituiti da nuovi. Alle colonne furono appesi quattro giganteschi medaglioni circolari.
Essi riportano i nomi di Allah, del profeta Maometto, dei primi quattro califfi, Abu Bakr, Umar, Uthman e Ali, e dei due nipoti di Maometto: Hassan e Hussein. Il 13 luglio 1849, alla fine del restauro, la moschea venne riaperta con una cerimonia ufficiale.
Nel 1935, Mustafa Kemal Atatürk, primo presidente turco e fondatore della Repubblica di Turchia, trasformò l’edificio in un museo. I tappeti furono tolti e le decorazioni del pavimento di marmo ricomparvero dopo secoli e l’intonaco bianco che copriva molti dei mosaici fu rimosso.
Negli anni tra il 1997 ed il 2002 con l’aiuto della società di servizi finanziari American Express il World Monuments Fund finanziò una serie di sovvenzioni per il restauro della cupola. La prima fase del lavoro fu la stabilizzazione strutturale e la riparazione del tetto rotto. La seconda fase, la conservazione degli interni della cupola. Il progetto del WMF venne completato nel 2006.
Oggi è rigorosamente vietata l’uso del complesso come luogo di culto. Nel 2006 però, poco prima della visita del Papa Benedetto XVI, il governo turco ha dato il permesso di destinare una piccola stanza del museo per essere usata come sala di preghiera da chiunque lo voglia.
Dal 2010, diverse associazioni islamiche e membri del governo turco hanno chiesto la possibilità della riapertura di Hagia Sophia al culto islamico.
Struttura della basilica di Santa Sofia
Le colonne più grandi sono alte 19/20 metri circa con un diametro di 1,5 metri e sono in granito, la più grande pesa oltre 70 tonnellate. Giustiniano fece prelevare otto colonne corinzie da Baalbek, in Libano, e le spedì a Costantinopoli per costruire la chiesa.
La navata centrale è sormontata da una cupola centrale alta 55,6 metri dal livello del pavimento, bucherellata da 40 finestre ad arco, successivamente in parte murate per aumentare la stabilità dell’edificio,
Esse irradiano di luce l’interno dell’edificio a qualsiasi ora e sostenuta da quattro pennacchi triangolari concavi che servono per la transizione della struttura circolare della cornice a quella rettangolare della navata. Il peso della cupola si scarica, attraverso i pennacchi, su quattro robusti pilastri posizionati agli angoli.
Questi sono stati consolidati con contrafforti costruiti con pietre lavorate, unite fra di loro tramite colate di piombo, mentre le volte, gli archi e le pareti sono in laterizi. Nelle zone verso l’abside e verso l’ingresso due semicupole discendono da quella principale e si appoggiano su esedre a colonne.
Per via delle vari riparazioni che sono state realizzate nel corso del tempo hanno fatto si che la cupola sia lievemente ellittica, il suo diametro varia tra i 31,24 m e i 30,86 m.
La pianta della basilica fonde in modo del tutto armonioso il rettangolo dentro il quadrato, 69,7 x 74,6 m.; con tre navate, arcate divisorie in doppio ordine ed un’unica abside opposta all’ingresso, che all’esterno si presenta poligonale.
L’ingresso è preceduto da un doppio nartece. Gli interni sono impreziositi con mosaici a fondo d’oro, di inestimabile valore artistico, marmi pregiati e stucchi. Colonne in costoso porfido o marmo verde della Tessaglia sono arricchite da capitelli raffinatamente scolpiti. Nel corso del tempo sono stati inseriti alcuni mausolei laterali.
Pianta della chiesa di Santa Sofia
All’interno della chiesa di Santa Sofia alcuni corridoi laterali sono preziosamente decorati e conducono al grande vano della navata centrale, sovrastata dalla maestosa cupola. Sulle navate laterali vi sono i matronei, riservati alla corte imperiale che assisteva alla messa da una posizione rialzata.
La parte superiore i matronei la muratura è traforata da due file sovrapposte di finestre di varie dimensioni, più ampie al centro, più piccole verso i lati e nella fila inferiore.
La grande cupola domina lo spazio e focalizza verso l’altro tutto l’ambiente architettonico e ciò è quel che differenza la basilica dalle altre chiese a pianta longitudinale.
L’effetto è quello di uno spazio immenso e di leggerezza della copertura, che sembra come sospesa nell’aria.
La decorazione interna, in un primo momento aniconica con motivi persiani, fu arrichita da Giustino II con cicli evangelici e con scene del Dodecaorto, il sistema di 12 feste bizantine
La cupola riportava un Cristo Pantocratore benedicente, a mezzo busto. Per i lineamenti dei visi di Cristo e dei santi sono state utilizzate le descrizioni contenute in un libretto di Ulpius Romano: ad esempio, San Gregorio è ritratto con la barba fumosa e l’occhio destro menomato da un incidente.
San Giovanni Crisostomo
L’abside è rafforzata all’esterno da alcuni contrafforti. Uno di questi contiene una cappella con mosaici frammentari realizzati col sistema della doppia linea. Alcune chiese bizantine e le moschee imperiali ottomane hanno preso a modello la grande cupola affiancata da due semicupole.
L’apparato decorativo originale è conservato solo in parte, ma continua tuttavia a rappresentare una profonda testimonianza dell’arte bizantina. I capitelli presentano trine, trafori, giochi d’ombra e chiaro-scuro, e compare lo stemma giustinianeo.
La cupola della basilica di Haghia Sofia
L’edificio è celebre per l’effetto mistico della luce che si riflette in tutto l’interno della navata, con la grande cupola che dà l’impressione di volteggiare al di sopra di quest’ultima. Questo effetto è stato reso possibile grazie all’inserimento di quaranta finestre nella cupola stessa, sopra la cornice.
Isidoro il Giovane inoltre ha aumentato la stabilità della cupola introducendo dei costoloni longitudinali che innervano la struttura passando fra le finestre. Questi permettono al peso della cupola di scaricarsi in basso lungo la cornice e verso i pennacchi e lungo le pareti e verso le fondazioni.
La Porta Imperiale era l’ingresso principale tra l’interno e l’esterno dell’atrio. Riservato esclusivamente all’imperatore. Il mosaico bizantino sopra il portale raffigura Cristo e l’imperatore Leone VI il Saggio. Una lunga rampa, posta nella parte settentrionale dell’atrio esterno, conduce alla galleria superiore.
La galleria superiore è disposta a ferro di cavallo e segue la navata centrale fino all’abside. Al centro della galleria superiore si trova la Loggia dell’Imperatrice. Da qui l’imperatrice e la sua corte seguivano la cerimonia che si svolgeva in basso. Una pietra verde segna il punto in cui sorgeva il trono.
Verso sud della galleria superiore si trova anche la Porta di marmo. Veniva usata dai partecipanti a sinodi che entravano e uscivano dalla camera dell’incontro.
Decorazioni della chiesa di Santa Sofia ad Istanbul
In origine, sotto il regno di Giustiniano, le decorazioni interne erano disegni astratti su lastre di marmo collocate sulle pareti e sulle volte con mosaici curvilinei. Di questi, è ancora possibile vedere gli arcangeli Gabriele e Michele.
Vi erano anche un paio di decorazioni figurative. I pennacchi della galleria sono realizzati con la tecnica dell’Opus sectile e mostrano schemi, immagini di fiori e uccelli. In seguito sono stati aggiunti dei mosaici figurativi, che però furono distrutti durante la controversia iconoclasta, 726-843. I mosaici tuttora presenti appartengono al periodo post-iconoclasta.
Oltre ai mosaici, nel corso della seconda metà del IX secol,o vennero aggiunte numerose decorazioni: un’immagine di Cristo nella cupola centrale, alcuni santi orientali, profeti e padri della Chiesa. Inoltre ci sono anche raffigurazioni di personaggi storici connessi con la basilica, come il patriarca Ignazio I e alcune scene tratte dal Vangelo. Basilio II fece riprodurre in mosaico su ciascuno dei quattro pennacchi un Hexapterygon ossia un angelo con sei ali.
Due di essi scomparvero e vennero riprodotti in affresco durante il restauro di Gaspare Fossati, che fece ricoprire il loro viso con un alone d’oro. Nel 2009 uno di loro è stato riportato allo stato originale.
Una particolarità da vedere è la colonna sudante, cui la tradizione popolare attribuisce la proprietà di curare il mal di testa, di esaudire i desideri e di favorire le gravidanze. Per attingere alle sue doti basta infilare il pollice in un buco lungo la colonna e girare il palmo della mano da sinistra a destra esprimendo il desiderio. Salendo nella galleria superiore è possibile ammirare l’interno della basilica, ma anche vedere da vicino i mosaici più importanti conservati.
Il più famoso quello che raffigura la Madonna e Giovanni Battista che nel giorno del Giudizio Universale pregano Cristo di perdonarli dai loro peccati. Bellissimi anche i bassorilievi che raffigurano il Paradiso e l’Inferno e quello che ritrae l’imperatrice Zoe con il suo terzo marito.
La regina faceva sostituire l’immagine del precedente consorte con quella nel nuovo marito. Uscendo dalla Bella Porta e girandosi indietro si ammira un altro mosaico d’eccezione: Costantino I e Giustiniano offrono alla Madonna con il Bambino la città di Costantinopoli e un modellino di Santa Sofia.
All’esterno invece si possono vedere l’antico Battistero, trasformato nei secoli in oleificio prima e sepolcro successivamente, le tombe di Selim II, Murat II e Mehemet III e infine fontana delle abluzioni a pianta ottagonale e cupola di piombo che poggia su 8 colonne di marmo.
molto bella e maestosa