Fino al 31 dicembre 2020 il Regno Unito era un paese dell’Unione Europea. Bastava sapere qualche parola di inglese, avere il passaporto o la carta di identità, e comprare un biglietto di sola andata per trasferirsi a Londra, Manchester, Edimburgo, Birmingham, Cambridge, Oxford… o qualsiasi altra città.
I britannici, però, hanno scelto nel 2016 di uscire dall’Unione Europea, riuscendoci dopo vari rinvii il 1 gennaio del 2021, data in cui il Regno Unito è diventato una nazione extracomunitaria. Tutti coloro che si erano trasferiti prima di quella data hanno mantenuto il diritto a vivere e lavorare lì, attraverso l’EU Settlement Scheme e il “pre-settled” o “settled” status.
Ma per tutti gli altri da un giorno all’altro le porte dell’Inghilterra si sono chiuse, e con la fine della libertà di movimento è diventato estremamente complesso trasferirsi nel Regno Unito.
Dopo-Brexit…
Infatti, per il dopo-Brexit gli inglesi hanno scelto un sistema di immigrazione a punti, sul modello australiano, costoso e complesso. Per ottenere ad esempio lo Skilled Worker Visa, il tipo di visto più comune, occorre un passaporto, una certificazione di lingua inglese (B1 o superiore), il pagamento di una tariffa fissa (£610 o £1220 a seconda della durata prevista), un ulteriore pagamento come copertura sanitaria di £624 all’anno, e infine un certificato di sponsorizzazione da un’azienda che offra un lavoro che paghi un salario minimo che varia a seconda del settore, e che rientra in un elenco di professioni giudicate idonee.
Non è insomma più possibile andare a vivere a Londra “all’avventura” iniziando da lavori come il lavapiatti, il cameriere o il runner: è ammessa solo l’immigrazione qualificata, e solo a certe condizioni e dopo il pagamento di somme notevoli (il costo totale della domanda per il visto è stimato a circa £2000).
Studenti, freelancer e imprenditori
Il discorso non cambia per studenti, freelancer o imprenditori, anch’essi sottoposti a regole simili e costi analoghi. L’unica eccezione è rappresentata dalla possibilità del ricongiungimento familiare: se un parente in linea retta (genitori, figli) o un coniuge/partner ha il presettled o settled status perché viveva nel Regno Unito prima della Brexit, allora se sussistono determinate condizioni è possibile fare domanda e ottenere un presettled status.
Turismo
E i turisti? Beh, almeno per loro le cose stanno ancora come prima… o quasi: infatti, ora c’è un limite di 180 giorni per ogni visita, cioè non è possibile trattenersi di più, e inoltre è obbligatorio utilizzare il passaporto come documento.
Naturalmente, un turista non può lavorare, né chiedere sussidi. Inoltre un visitatore che effettua molti lunghi soggiorni nel Regno Unito potrebbe essere ritenuto sospetto alla frontiera e, come è già capitato in molti casi, essere respinto, quindi è bene munirsi di documentazione adeguata da presentare a eventuali controlli quali prenotazioni di hotel, prove della propria vita stabile in Italia e, soprattutto, biglietto di ritorno.
Purtroppo, però, presto le cose si complicheranno anche per i turisti: infatti è prevista l’entrata in vigore di un visa waiver di nome ETA sul modello americano, di cui tutti i visitatori dovranno essere muniti prima di mettersi in viaggio. Si farà domanda online e costerà circa £7, mentre non è ancora chiaro se varrà per un solo viaggio o se avrà una durata più lunga.
Per ulteriori informazioni riguardo viaggiare e trasferirsi in Inghilterra è possibile consultare il sito di i3italy
grazie per il tuo articolo che chiarisce la situazione generale però volevo sapere cosa sia la brexit e dove poter ottenere la visa waiver, mi piacerebbe andare a Londra ma sembra diventanto difficilissimo da qnto dici
Cara Laura, la Brexit è il nome dato al processo di uscita dall’Unione Europea del Regno Unito, compiutosi il 1 gennaio del 2021.
La visa waiver non è ancora necessaria, al momento basta il passaporto. È stato però annunciato che servirà dal 2023. Per tutti i dettagli sul sito http://www.i3italy.org trovi una guida dettagliata intitolata “Visitare il Regno Unito dopo la Brexit”.